Dieci anni fa, il presidente cinese Xi Jinping aveva promesso una rinascita epocale per il calcio maschile cinese, puntando addirittura al titolo mondiale. Appassionato di calcio, Xi aveva avviato un piano ambizioso per risollevare una nazionale segnata da anni di fallimenti e da una corruzione diffusa nei campionati locali, che aveva influito negativamente anche sulle prestazioni tecniche. Tuttavia, nonostante gli ingenti investimenti economici e l’arrivo di tecnici stranieri di fama mondiale come Marcello Lippi e Fabio Cannavaro, il sogno di Xi è rimasto lontano.
La prova del fallimento è arrivata giovedì scorso, con la pesante sconfitta per 7-0 subita dalla Cina contro il Giappone, uno dei suoi più acerrimi rivali, nella prima partita del gruppo C delle qualificazioni asiatiche per i Mondiali 2026. Un risultato umiliante che ha scosso profondamente l’ambiente calcistico cinese. L’agenzia di stampa ufficiale Xinhua ha definito la sconfitta “storica e umiliante”, mentre l’allenatore croato Branko Ivankovic ha cercato di minimizzare la debacle parlando di una “serata difficilissima” e di una “partita dura”.
Nonostante la batosta, i media statali cinesi hanno cercato di mantenere un tono pacato. Il China Sports Daily ha pubblicato un articolo laconico intitolato “La Cina ha perso contro il Giappone nelle qualificazioni ai Mondiali”, evitando di approfondire il disastro sportivo. Tuttavia, sui social media cinesi, la discussione è stata ben più accesa. Zhang Feng, giornalista e blogger popolare, ha commentato con durezza: “Il calcio non può essere potenziato con canti di lode o storie epiche. Richiede abilità, allenamento fisico e tattico. Non può essere realizzato attraverso la politica”. Tang Yinghong, scrittore con un vasto seguito, è stato ancora più esplicito, suggerendo che il calcio non è adatto alla Cina: “Forse dovremmo lasciare che il calcio si sviluppi da solo. I leader non dovrebbero riporre grandi speranze in questo sport, e il governo non dovrebbe dargli troppa attenzione”.
La Cina, attualmente al 87° posto nel ranking FIFA, si trova ancora sotto nazioni ben più piccole, come Curaçao e Guinea Equatoriale, nonostante la sua popolazione di 1,4 miliardi di persone. Nonostante il disastroso inizio, la squadra cinese ha ancora nove partite per cercare di raggiungere la Coppa del Mondo del 2026, che sarà ospitata da Stati Uniti, Messico e Canada, con un formato allargato a 48 squadre. Tuttavia, anche con un maggior numero di posti disponibili, la qualificazione resta tutt’altro che scontata.
La Cina ha partecipato a una sola edizione del Mondiale, nel 2002 in Giappone e Corea del Sud, sotto la guida del tecnico Bora Milutinovic. Quell’esperienza si concluse con tre sconfitte e nessun gol segnato, e da allora il calcio cinese non è riuscito a migliorare la sua posizione sulla scena internazionale, nonostante gli ingenti investimenti e il sostegno governativo.
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