L’avvocato Carlo Taormina, attualmente indagato dalla Procura di Napoli per corruzione in atti giudiziari, risponde duramente agli attacchi delle Camere Penali. In una nota, Taormina si difende dalle accuse mosse da alcuni colleghi, che secondo lui avrebbero violato il segreto professionale e formulato accuse infondate per proteggere se stessi.
“Leggo un comunicato delle Camere Penali che mi attaccano per aver preannunciato denunce per calunnia, e non solo, nei confronti di alcuni colleghi che mi hanno massacrato”, dichiara Taormina. “Accusandomi delle peggiori schifezze per salvarsi la pelle, senza capire niente della realtà fattuale e giuridica con la quale ci si deve confrontare, hanno consegnato la mia testa a un pubblico ministero che la chiedeva”.
L’avvocato sottolinea che se le accuse fossero state fondate e lui avesse avuto qualcosa da rimproverarsi, la sua reazione sarebbe stata diversa. “Ho fatto di tutto per evitare questa deriva. Ma sentimenti poco edificanti – che non voglio qualificare proprio per il rispetto dell’avvocatura cui correttamente mi invitano le Camere Penali – hanno fatto formulare accuse calunniose contro di me. Mi accusano di aver istigato false testimonianze rispetto a persone che non ho mai visto e conosciuto, mentre invece hanno visto e conosciuto proprio coloro che mi attaccano”.
Taormina respinge anche le accuse relative alle audizioni preventive ex art. 391bis cpp: “Affermano che queste prerogative dell’avvocato non avrei dovuto esercitarle. Non si comprende perché. Io comprendo e accetto il richiamo delle Camere Penali, ma sono stato dolosamente infangato da chi lo ha fatto solo per cercare di non rispondere delle proprie colpe”.
L’avvocato fa notare che questo atteggiamento ostile nei suoi confronti dura da tempo, soprattutto nel contesto di un processo avellinese in cui ha condotto una difesa contro accuse che considera infondate e infamanti. “Mi fa piacere poter dire che il tribunale, dopo due anni e mezzo di processo, ha dovuto scarcerare tutti gli imputati”, aggiunge Taormina.
“Mi attribuisco il merito, insieme ad altri, di aver contribuito a fare giustizia. Chiedo scusa a tutti, ma la gogna mediatica che i colleghi hanno determinato nei miei confronti e l’affondo che hanno dato con calunnie che hanno sortito un effetto temporaneo, ma che crolleranno miseramente, non poteva farmi rimanere inerte”.
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