“Io stavo per i fatti miei e quello mi guarda… ma che cosa è che guarda?”. E’ il 18enne Salvatore D’Acunzo che parla con i parenti, senza sapere di essere intercettato, e spiega inconsapevolmente il banale, anzi banalissimo motivo della mancata strage del 19 luglio scorso sulla spiaggia del Lido Azzurro a Torre Annunziata.
Ieri il gip ha disposto per lui la custodia cautelare in carcere. E’ stato riconosciuto, nonostante il casco integrale, dalle costose snikers che calzava ai piedi (le stesse di Francesco Pio Valda, il killer di Mergellina) e da un tatuaggio di un clown armato sul polpaccio.
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Era partito per uccidere, quel coetaneo, anche suo lontano parente ma legato alla famiglia dei Gallo-Cavalieri acerrimi nemici dei Gionta ai quali la sua famiglia e quella del suocero sono legati.
“Uno sguardo di sfida” che non poteva passare impunito. E così dalla spiaggia torna a casa insieme con l’amico, che è ancora ricercato, anche se è già identificato, e si armano: pistola e mitra. Un segnale preoccupante per l’immediata disponibilità di aemi del genere.
Calzano i caschi integrali ma il travisamento non servirà: anche perché essendo passati altre due volte davanti alle telecamere del Lido, sono stati inquadrati nitidamente
La gip Mariaconcetta Criscuolo ha emesso nei confronti di Salvatore D’Acunzo ordinanza di custodia in carcere non solo con l’accusa di tentato omicidio con l’aggravante mafiosa, ma anche di strage.
Si legge nell’ordinanza- come anticipato stamane da Il Mattino e l’edizione napoletana di Repubblica- che i due “sono entrati in azione nel mezzo di una folla di bagnanti in fuga, tra i quali anche minorenni. E non hanno esitato a sparare nella direzione dove c’erano anche bambini”.
Un episodio che la gip definisce “eclatante, commesso in pieno giorno, su una spiaggia densamente frequentata”.
Non a caso il suocero di D’Acunzo, fratello di un esponente di spicco della camorra torrese, in un’intercettazione ambientale allarga le braccia quando apprende della sparatoria sulla spiaggia e dice al genero: “Ma per l’amor di Dio…ma fallo con le mani. Schiattagli la testa con le mani”.
Nell’ordinanza viene descritta tutta la scena ripresa dalle telecamere di video sorveglianza del Lido Azzurro: e così quando i bagnanti si accorgono dei due giovani armati “si danno a una folle fuga verso la spiaggia, nella speranza di porsi al riparo da eventuali spari”.
Eppure “nonostante la situazione di panico, il soggetto armato di pistola indirizza l’arma verso le persone che scappano per poi esplodere un colpo verso i bagnanti tra i quali c’era anche la vittima predestinata”.
I video riprendono il sicario armato di pistola “seguire il percorso dei ragazzini in fuga, attestarsi all’altezza del bar dove, dopo aver puntato l’arma ad altezza d’uomo, sulla stessa traiettoria di fuga dei ragazzini e comunque verso la spiaggia”, e spara tre volte. Solo per caso nessuno è rimasto ferito.
“Ma gli spari addosso? Ma stai bene?”.
Le intercettazioni hanno confermato che il movente del raid è uno sguardo ritenuto di troppo da D’Acunzo. E quando dai suoi parenti gli viene fatto notare che ha fatto una sciocchezza. Lui senza perdersi d’animo ripete: “Io stavo per i fatti miei…che cos’è che guarda?”. E a quel punto dei suoi interlocutori perde la pazienza e gli chiede: “Ma gli spari addosso? Ma stai bene?”.
E’ questa, purtroppo, la mentalità di alcuni giovani cresciuti in famiglie e in contesti criminali e dove l’uso della armi e l’unica risposta che sanno dare perché il dialogo e il confronto non lo sanno mantenere e non lo reggono.
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