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Processione di san Gennaro al Vomero, rivolta di bar e locali: “Non togliamo i tavolini, fitti e tasse costano”

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Le polemiche si accendono sulle mancate condizioni di sicurezza per il corteo religioso previsto a San Gennaro.

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«Ma la processione passasse da un’altra parte. Per quanto San Gennaro è il patrono di Napoli, sinceramente a noi non ha dato mai niente…». Il disappunto di Vittorio Marino rasenta la blasfemia. È il titolare del bar-tabaccheria “Giordano 69”, nell’omonima strada del Vomero.

E in via Luca Giordano è previsto il passaggio dei fedeli il 19 settembre, che ha costretto la Municipalità a lanciare l’allarme: “Non ci sono le condizioni di sicurezza per la processione – ha messo a verbale la presidente Clementina Cozzolino – gazebo e tavolini posizionati in modo non lineare rendono tortuoso il percorso”. Ma bar, ristoranti e locali alzano un muro. «Dovremmo avere più tavolini all’esterno per quanto ci costano queste attività», insiste Marino: «Ma lo sanno le istituzioni che per 10 metri quadrati di locale pago 6 mila euro di fitto al mese? E poi negli ultimi anni la processione è sempre passata…».

Il fatto è che i tavolini col Covid, grazie alle agevolazioni di Stato, sono proliferati in via Scarlatti e via Luca Giordano, strade pedonali. E un precedente recente preoccupa la Municipalità: la Marcia della pace delle scuole quando non c’erano le “statue imponenti” previste dalla processione. Per questo la presidente invoca per il pomeriggio di San Gennaro lo stop alle occupazioni di suolo per esigenze di ordine pubblico.

«Ma dalle ore 18 alle 21 non possiamo sospenderle – replica Francesco Colicchio, direttore della pizzeria Vesi in via Giordano – Se la gente vuole sedersi, come facciamo? Noi qui paghiamo gli stipendi di 15 famiglie. Siamo in regola con gli spazi assegnati. Per San Gennaro tutta la nostra gratitudine, ma il problema è del Comune».

Che la situazione sia sfuggita di mano è provato dagli scambi di accuse tra le attività commerciali. Chi addita il vicino o dirimpettaio di essersi allargato troppo. «Ognuno cerca di mettere quanti più tavolini», rivela Bruno dell’Antico chiosco dal 1953: «Si dovrebbe chiedere a chi ha i tavolini in più di ritirarli per la processione». Dopo la denuncia nella conferenza dei servizi del 29 luglio, dalla Municipalità assicurano: «La processione si farà». È stato richiesto l’intervento degli assessorati e degli uffici centrali del Comune.

Ma da Palazzo San Giacomo filtra che «deve essere il prefetto a valutare le condizioni di sicurezza e chiederci una eventuale ordinanza» per il ritiro dei tavolini. Daniele Quatrano, consigliere municipale in prima linea contro le occupazioni di suolo selvagge, attacca: «Spero che almeno la processione riesca a ottenere più attenzione rispetto a quella che non hanno avuto i nostri concittadini disabili o i genitori che girano quotidianamente con i carrozzini. Ma temo che siamo di fronte alle ennesime chiacchiere al vento».

Intanto Gennaro Capodanno, presidente del comitato Valori collinari, fa appello al prefetto «perché vengano liberate il 19 settembre le strade da tavolini, sedie, gazebo». Guido Guida, titolare di Opera Café, si chiede: «Ma il Comune poi ci darà un bonus? È proprio l’orario dell’aperitivo, un danno. Ma se è per San Gennaro, ci metteremo a disposizione…».

E scatta il mea culpa: «Oggettivamente su queste strade i residenti devono fare zig zag – ammette Guida – ma gli imprenditori sono parte lesa perché mancano le regole. La politica si è dimenticata di noi. Io ho aspettato gli indirizzi del Comune e intanto gli altri esercenti hanno posizionato divani e pedane: attirano clienti e io perdo incassi». La questione è spinosa, se al Bar Caffè all’angolo con via Massimo Stanzione, il gestore mette le mani avanti: «Io non posso dichiarare niente, deve rivolgersi alla proprietà…».

All’inizio di via Scarlatti, lato piazza Vanvitelli, una immagine dice tutto: una panchina pubblica incastrata tra i gazebo di due pizzerie che tolgono persino la visuale a chi si siede. «Il punto è che col Covid sono stati concessi tavolini extra che non sono abusivi», spiega Salvatore, titolare del bar Riverso: «Di certo io per il 19 settembre non posso smontare il gazebo. Dovrebbero essere sospesi i tavolini aggiunti col Covid. Anzi, quelle occupazioni andrebbero proprio tolte. Anche perché in questo momento non c’è giustizia tra chi per esempio ha messo pedane e chi no. Ma non mi faccia dire certe cose…».

È il solito triangolo perverso tra Comune, residenti e imprenditori. «Al vomerese interessano solo i baretti – interviene Antonia, la moglie del titolare di Giordano 69 – poi non vede che le strade fanno schifo, i parcheggi sono carissimi, la spazzatura è ovunque». E in anticipo sull’obiezione: «No guardi, non siamo noi che sporchiamo…»




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