Il maxi sequestro nel porto di Napoli di 188 chilogrammi di cocaina nascosto nel carico di prugne provenienti dal Sud America dal rappresenta solo il punto di partenza di un’indagine che, di fatto, comincia adesso.
Si cercano i complici all’interno del porto, quelli che avrebbero aiutato a sdoganare la preziosa merce (valore di acquisto 5milioni di euro e 30 alla vendita) e poi trasportato all’esterno dell’area portuale.
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Ma si indaga anche sui destinatari della droga. Ovvero i clan che hanno fatto le famose “puntate” cioè quelli che hanno acquistato le quote del carico. Perché una cosa è certa un carico del genere non è arrivato a Napoli per servire una unica famiglia criminale.
E di sicuro in questo giro ci sono anche le famiglie della ‘ndrangheta calabrese alleate con i napoletani. E’ sempre stato così storicamente. E lo sarà di certo anche ora.
Ma il sequestro apre anche altri scenari investigativi: per la prima volta dopo diverso tempo, il porto di Napoli è tornato ad essere un punto di riferimento per i trafficanti.
Qualcosa è cambiato nelle rotte internazionali nelle rotte internazionali della droga dopo gli ultimi sequestri operati a Salerno e Gioia a Tauro. A Salerno nel maggio scorso fu sequestrata una tonnellata e duecento chilogrammi di cocaina nascosta in un carico di banane e ceci provenienti dall’Ecuador con l’arresto di 16 persone.
Ma va anche cercato o cercati i nuovi gestori del traffico internazionale di droga sulla Campania dopo gli arresti del super narcos Raffaele Imperiale e del suo socio Bruno Carbone.
Chi gestisce le fila a livello internazionale del traffico di droga diretto in Campania e proveniente dal Sud America. Chi ha preso il loro posto?
L’indagine è appena agli inizi ma vanno subito individuati e arrestati i complici all’interno del porto di Napoli perché questa volta è andata bene ma purtroppo non sempre sarà così.
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