La pausa di agosto non ha rasserenato il clima allo stabilimento della multinazionale Jabil a Marcianise, che secondo la volontà annunciata dai vertici dell’azienda Usa nello scorso mese di aprile, dovrebbe cessare l’attività entro marzo 2025, con lo spettro sempre più concreto della disoccupazione per i 420 addetti.
La vertenza avrà un ennesimo momento istituzionale lunedì 2 settembre, quando sindacalisti delle sigle di metalmeccanici e azienda, rappresentata dal vice-presidente di Jabil Europa Bruno Soler, si incontreranno al ministero del Lavoro a Roma alla presenza dei funzionari del dicastero guidato da Marina Calderone e di quelli del Mimit; ci saranno rappresentanti della Regione Campania.
“Attendiamo ora – dice il lavoratore nonché delegato sidnacale Uilm Mauro Musella – anche un contributo della Regione Campania, che ha sempre dichiarato piena solidarietà al sindacato in tutti i tavoli precedenti, ma che deve tradurre in proposte concrete la propria vicinanza”.
In occasione del tavolo del 2 settembre, partiranno da Marcianise, come accade ogni volta che la vertenza si sposta a Roma, pullman di lavoratori – è stato proclamato lo sciopero per lunedì – che terranno poi un presidio fuori agli uffici ministeriali, sperando in qualche risposta positiva.
Nell’ultima riunione tenuta nella capitale il 22 luglio, è stato chiesto a Soler di verificare con i vertici negli Usa la possibilità di rivedere la decisione del disimpegno di Jabil da Marcianise e dall’Italia.
Si vuole poi capire la reale fattibilità della soluzione alternativa prospettata ai lavoratori Jabil, ossia il passaggio alla Tme Assembly Engineering Srl, nuova società costituita dalla Tme, azienda di Portico di Caserta, e da Invitalia, società del Mef (Ministero Economia e Finanze).
E a tal proposito si aspettano chiarimenti e precise garanzie da Invitalia, perché la paura di sindacati e lavoratori, che hanno già bocciato tale soluzione, è che la reindustrializzazione non porti a nessun epilogo positivo, come accaduto nel recente passato con i lavoratori Jabil convinti a passare in aziende come Softlab e Orefice, che si erano impegnate anche in sede istituzionale a portare avanti progetti produttivi che però non sono mai partiti o decollati.
E mentre i lavoratori aspettano notizie dall’esterno, nello stabilimento la situazione non è tranquilla, con l’azienda che si è resa protagonista nelle ultime settimane di alcune forzature verso i lavoratori aspramente criticate dai sindacati, come l’imposizione delle ferie e da ultimo la richiesta di lavorare nella giornata di domani sabato, 31 agosto, quando di solito alla Jabil il sabato non si lavora.
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