Oltre sessanta suicidi in sette mesi nelle carceri italiane: almeno ventuno casi in più rispetto a quelli dello stesso periodo nello scorso anno.
“Un dato elevato rispetto al 2023”, sottolinea lo stesso Garante dei detenuti, che nel suo report rivela la drammatica cifra di 61 persone che nel 2024 si sono tolte la vita.
L’ultimo decesso si è verificato in queste ore a Biella, dove si è impiccato un detenuto albanese di 55 anni che stava facendo lo sciopero della fame perché chiedeva il trasferimento dal carcere per avvicinarsi ai suoi familiari.
Nei giorni scorsi l’uomo era stato portato in ospedale per una visita psichiatrica, ma non sarebbe stato riscontrato un elevato rischi di atti di autolesionismo.
Quello di Bella è solo l’ennesimo di una serie di casi che, secondo sindacati e associazioni, sarebbero ancora di più di quelli ufficialmente dichiarati: per ‘Antigone‘ sono 64 i suicidi che si contano da inizio anno e “dal 1992 ad oggi solo in tre casi, a fine anno, si erano registrati numeri più alti”, spiega il presidente dell’associazione, Patrizio Gonnella, parlando di un “sistema penitenziario al collasso, tra suicidi, sovraffollamento e proteste”.
Critiche arrivano anche dal segretario del Sindacato di polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, per il quale “neanche sui numeri dei suicidi si riesce ad avere un dato certo” e aggiunge: “al cosiddetto conteggio ufficiale bisogna considerare, ad oggi, i 21 decessi le cui cause sono ancora in corso di accertamento, per molti dei quali noi sosteniamo siano suicidi per inalazione di gas.
La prima cosa che chiediamo all’amministrazione penitenziaria – dice Di Giacomo – è proprio un’operazione verità per superare quella cifra ignota che ha un forte peso di inciviltà.
C’è poco da sminuire e nascondere: con questo trend, a sette mesi dall’inizio dell’anno, supereremo il tristissimo primato negativo degli 84 suicidi del 2022”.
Per il segretario generale dell’Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp), Leo Beneduci, si tratta di “un disastro che non ha precedenti nella storia penitenziaria del Paese in termini di suicidi in meno di otto mesi, di cui sette anche tra il personale”, sostiene il sindacalista che segnala l’altra emergenza, quella delle rivolte “orchestrate con precisione militare grazie a una rete sommersa di smartphone”.
Nel complesso, secondo il report del Garante, su sessantuno persone morte per suicidio 33 erano italiane e 28 straniere. Le fasce d’età più presenti sono quelle tra i 26 e i 39 anni. Inoltre 24 soggetti erano in attesa di primo giudizio e in 32 si sono suicidati nei primi sei mesi di detenzione.
In 14 avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio e 13 persone erano state sottoposte alla misura della ‘grande sorveglianza’ mentre, di queste, quattro lo erano anche al momento del suicidio.
Restano i dati relativi ai decessi per cause da accertare: dall’inizio dell’anno sono 15 le persone decedute con casi registrati ‘per cause da accertare’.
Tra le carceri italiane, il triste primato degli istituti dove si sono verificati più casi è quello delle case circondariali di Napoli ‘Poggioreale’, Pavia, Verona e Teramo (tre in ognuna). Riguardo al sovraffollamento, la struttura con l’indice più alto è quella di Foggia, seguita da Varese, Verona e Regina Coeli di Roma.
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