Nel 1970, sul secondo canale, Mike Bongiorno conduceva la versione italiana dell’americano Jeopardy!, i Beatles lanciavano il nuovo singolo “Let it be”, destinato a diventare una pietra miliare della cultura musicale mondiale. Nello stesso anno, a Città del Messico, gli Azzurri di Valcareggi, davanti a 102mila spettatori, davano vita a quella che passerà alla storia come “La partita del secolo”.
Il programma di Mike Bongiorno, riproposto in Italia con il nome di “Rischiatutto”, evocava l’imprevedibilità e l’audacia dell’epoca. I Beatles invitavano a osare con il loro singolo, e il coraggio degli Azzurri si rifletteva in ogni aspetto della vita culturale. E. B. Clucher, al secolo Enzo Barboni, decise di sintetizzare queste idee in una commedia western, parodia dei più seri e cruenti Spaghetti Western.
Gli esterni del film furono girati sull’altopiano di Camposecco, mentre per i protagonisti si scelse una coppia che si era formata qualche anno prima sul set di “Dio perdona… io no!”. Barboni aveva trovato i suoi Trinità e Bambino. Come aiuto regia, E. B. Clucher chiamò suo figlio, Marco Tullio, che seguì sia come aiuto regista che come autore del soggetto e della scenografia molti altri lavori nati dal sodalizio artistico del padre con Bud Spencer e Terence Hill.
Sabato 7 settembre, nell’ambito della terza edizione di “Spaghetti Western Pietrastornina”, il genio di E. B. Clucher sarà ricordato attraverso i racconti del figlio. Marco Tullio Barboni consegnerà l’immagine pubblica e privata, di regista e di padre, di uno dei più grandi innovatori del genere western, contribuendo con il suo personale contributo alla realtà dei cosiddetti “fagioli western”.
“Lo chiamavano Trinità” rappresenta un’innovazione unica nel panorama degli spaghetti western. Questo sottogenere parodistico è entrato nell’immaginario collettivo come una realtà cinematografica di pari valore dei più seri spaghetti western, portando un’ironia adatta alle famiglie.
I film di Enzo Barboni rappresentano un ponte ma anche un capolinea del genere western. Privati del sangue e arricchiti di ironia, erano film adatti a tutti, segnando un terreno di mezzo tra la leggerezza della commedia e la tensione dei western tradizionali. Senza questo battesimo semiserio, molti spettatori non avrebbero forse mai cercato qualcosa di più deciso e cruento lungo la loro vita cinematografica. Bambino e Trinità, in fondo, non sono altro che traghettatori verso i più caldi mezzogiorni di fuoco del cinema western.
La manifestazione, che si terrà il 6, 7 e 8 settembre a Pietrastornina (AV), vedrà coinvolto in prima linea il gruppo “Camposecco Far West”, che con il mito di “Lo chiamavano Trinità” ha un legame viscerale. Un’occasione imperdibile per rivivere la magia e l’innovazione del cinema di E. B. Clucher, ricordando un’era d’oro del cinema italiano.
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