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Mario Eutizia, il badante killer ha accudito 30 anziani: l’inchiesta si allarga

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Gli avvocati del badante killer Mario Eutizia sono orientati a chiedere la perizia psichiatrica per il loro assistito già all’atto della convalida del fermo che si terrà davanti al gip del Tribunale di santa Maria Capua Vetere.

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Poi si dovrà sciogliere il nodo della competenza territoriale visto che i quattro omicidi confessati sono stati commessi in città differenti.

Intanto il pm Annalisa Imparato della Procura di santa Maria Capua Vetere lo descrive come una sorta di “Angelo della morte”.

Gli investigatori da due giorni stanno effettuando un lavoro frenetico perché anche se Eutizia ha confessato “solo” 4 omicidi è stato accertato che negli ultimi dieci anni ha lavorato come badante almeno con 30 anziani alcuni dei quali anche a Milano dove è stato per un periodo.

Nel provvedimento di fermo il pm scrive: “Tutte le condotte poste in essere convergono verso l’ ‘exitus’, non solo rappresentato come certo dall’indagato, ma voluto come conseguenza delle proprie azioni. L’ ‘animus necandi’ associato alla misericordia cristiana – dallo stesso ammessa – determinano la propensione dell’indagato a vestire i panni di ‘angelo della morte’. In queste vesti lo stesso prova profonda gratitudine e realizzazione”.

E ancora: “La somministrazione lenta e continua di dosi massicce di farmaci potenzialmente letali ove abbinati, compendiata dal desiderio di veder cessare l’agonia degli anziani, non può che dimostrare che Eutizia, conoscitore delle caratteristiche dei farmaci sia per l’esperienza lavorativa che per l’assunzione personale in quanto già paziente oncologico, voleva cagionare la morte dei suoi assistiti. Una morte certa in considerazione dell’età degli stessi e delle critiche condizioni cliniche”.

Mario Eutizia, originario della zona della Maddalena a Napoli, separato dalla moglie e con una figlia, negli ultimi tempi stava vivendo a Caserta, ha problemi di salute simili agli anziani che ha curato e ha chiesto lui stesso di essere fermato e di non essere intenzionato a fuggire.

Durante l’interrogatorio ha confessato “di aver deciso di somministrare dosi massicce di farmaci – in reiterate circostanze e in ampio lasso temporale – in quanto spinto da una profonda compassione e pietà per gli stessi, consapevole che una perdurante assunzione li avrebbe accompagnati dolcemente verso la fine. Infatti, come dallo stesso Eutizia ammesso, nessuno si accorgeva delle dosi quadruplicate in quanto nessuno de familiari assisteva al momento della somministrazione”.

E infine, “non può non assumere pregnante rilievo la richiesta avanzata da Eutizia al Pm di essere aiutato a non ‘uccidere più’ perché, ove si fosse trovato nelle medesime condizioni, a suo dire avrebbe potuto uccidere ancora ben conscio di non poter reggere una sofferenza tale”.

Ora si resta in attesa delle mosse che faranno i suoi legali di fiducia, Antonio Daniele e Gennaro Romano. Mentre continuano le indagini per risalire all’identità delle altre due vittime delle quali Eutizia ha confessato gli omicidi.

Il 48enne ha raccontato di aver sempre goduto della fiducia dei familiari delle persone che assisteva, di averne curate decine negli anni, e che per questo aveva potuto somministrare senza essere visto le dosi quadruplicate di farmaci alle quattro vittime. Il sospetto, ora, è che vi possano essere altre vittime di cui non ha parlato, classificate come morti naturali.

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