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Arzano, case popolari ai familiari dei boss del clan Moccia

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Arzano. Dopo i Monfregolo entrano nel rione della 167 esponenti del potente clan afragolese dei Moccia.

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Sta facendo discutere e non poco l’assegnazione da parte del comune di Arzano di un alloggio ad un familiare diretto di un esponente del clan Moccia e, al netto dei reali requisiti posseduti dall’assegnatario e dei legittimi dubbi sollevati da famiglie arzanesi meno abbienti ma estromesse dall’assegnazione.

Non può non far discutere l’attribuzione dell’alloggio ai familiari del boss Giuseppe Orlando, ex capozona di Arzano – unitamente al fratello – e ucciso in un agguato ad Afragola il 30 marzo del 2019 da un commando di sicari.

Gli Orlando, che sul territorio gestiscono una serie di attività commerciali, sono imparentati con Giovanni Di Annicella, detenuto all’ergastolo per il duplice omicidio di Ignazio Bassone e della moglie Maria Giuseppa Castaldi, uccisi nel 2007 nel rogo del loro bar-chalet a Casoria.

Gli Orlando sono anche imparentati con Ciro Casone ucciso in un centro abbronzante (intestato all’attuale assegnatario dell’alloggio e aperto all’epoca senza concessione) nel 2014 dal esponenti del clan della 167.

I Moccia ad Arzano hanno sempre potuto contare sui rapporti stretti con esponenti politici a partire sin dal 2005 tanto da determinare lo scioglimento dell’ente per camorra nel 2008.

Rapporti sviscerati anche dal collaboratore di giustizia Carlo Orlando che consegnatosi ad un commissariato di Polizia romano per paura di essere ucciso, fece i nomi di politici (ancora oggi in auge) in rapporti diretti con il clan addirittura “avvisandoli” in relazione alle gare di appalto di grossa entità.

Rapporti tanto stretti – così si legge nell’ordinanza che decretò l’arresto di 13 esponenti dei Moccia nel 2007 – che nell’ambito di tali consolidate aderenze, sarebbe anche maturato un attentato dinamitardo ai danni di un amministratore in quel momento in carica e tradito forse dagli “spifferi” politici, e la gambizzazione di un consigliere comunale fin sotto l’androne del municipio.

Francesco Nardelli




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