ULTIMO AGGIORNAMENTO : 4 Settembre 2024 - 22:34
23.3 C
Napoli

Napoli, poliziotto ucciso 37 anni fa, la figlia: “Giustizia è fatta”

SULLO STESSO ARGOMENTO

Napoli. 37 anni dopo l’omicidio del Sovrintendente Domenico Attianese, la figlia Carla esprime commozione e gratitudine per la condanna di Salvatore Allard

PUBBLICITA

“Giustizia è fatta,” ha dichiarato Carla Attianese, visibilmente commossa, dopo la lettura della sentenza che ha condannato Salvatore Allard a trent’anni di carcere per il suo coinvolgimento nella rapina sfociata nell’omicidio del padre, il Sovrintendente Capo Domenico Attianese.

Attianese fu ucciso il 4 dicembre 1986 mentre tentava di sventare una rapina alla gioielleria Romanelli nel quartiere Pianura di Napoli. La sua morte ha lasciato un vuoto incolmabile nella sua famiglia, composta dalla moglie Angela Chirico e dalle figlie Carla e Carmen.

Tuttavia, dopo oltre tre decenni di attesa, la speranza per la giustizia non è mai venuta meno. Grazie al lavoro instancabile della Polizia Scientifica, del dottor Luigi Vissicchio, della Procura di Napoli (pm Maurizio De Marco e procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli), e con il supporto fondamentale dell’avvocato di parte civile Gianmario Siani, la verità è finalmente emersa.

“È un fatto importante non solo per la mia famiglia, ma per tutta la società,” ha affermato Carla Attianese. “È un messaggio fondamentale per tutti coloro che attendono giustizia: mai perdere la speranza. La nostra vicenda dimostra che la fiducia va tenuta viva.”

“La nostra vicenda dimostra che la fiducia va tenuta viva”

La commozione di Carla è palpabile mentre ricorda il padre e l’amico Gianmario Siani, entrambi vittime della criminalità. “Mi piace ricordare in questo momento anche la sua vicenda,” dice, “e pensare che in qualche modo i nostri cari – papà e Giancarlo – ci hanno unito, a dimostrazione che la criminalità non vince mai.”

Sebbene la condanna di Allard rappresenti un passo importante verso la giustizia, Carla Attianese ha espresso rammarico per la decisione del giudice di non concedere la costituzione di parte civile alla fondazione Polis e al Comune di Napoli.

“Avere al nostro fianco come parti civili le istituzioni del territorio avrebbe significato, soprattutto per la memoria di mio padre, un importante riconoscimento del suo impegno per la sua città e per la società.”

Nonostante questo, la famiglia Attianese è grata per la vicinanza dimostrata dal Comune di Napoli e dalla Regione Campania attraverso la Fondazione Polis. “Resta la gratitudine per la vicinanza dimostrata alla mia famiglia e alla storia di papà,” ha concluso Carla.




LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

DALLA HOME

IN PRIMO PIANO

LE VIDEO STORIE