Durante il processo per diffamazione a suo carico, l’ex boss della camorra casertana Augusto La Torre ha ribadito in aula le accuse al giornalista Giuseppe Tallino che lo aveva querelato.
Le stesse accuse che gli erano costate l’incriminazione: “pseudo-giornalista” e “pennivendolo”, aggiunte in udienza. La Torre ha accusato Tallino di “volere la scorta”.
L’episodio risale al 2018, quando La Torre, condannato per decine di omicidi tra cui la strage di Pescopagano del 1990, rilasciò un’intervista a un sito web criticando un articolo di Tallino che, secondo lui, non rispecchiava la realtà. Nell’intervista, La Torre attaccò duramente anche alcuni magistrati, tra cui l’allora sostituto procuratore Alessandro D’Alessio.
Nonostante le minacce, Tallino, giornalista di Cronache di Caserta, esperto in cronaca nera e cronaca giudiziaria, non ha ottenuto la scorta, ma solo la vigilanza dinamica.
In aula, La Torre ha negato di avere ancora contatti con la criminalità, affermando che il clan La Torre è ormai dissolto. Ha però sottolineato che il cugino Francesco Tiberio La Torre è stato arrestato di recente per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
La Torre ha inoltre criticato il giornalista per i suoi articoli più recenti, accusandolo di “accanimento” nei suoi confronti e di essere “avventato o mal consigliato”.
Il processo è ancora in corso. Resta da vedere se le accuse di La Torre nei confronti di Tallino saranno ritenute fondate.
Articolo pubblicato il giorno 1 Luglio 2024 - 19:09