Tredici a Roma, dieci a Milano, nove a Bologna. Poi cinque a Napoli, quattro a Torino. E ancora, tre a Bari, e così via, ad arrivare a uno, in altre ventisei città italiane. Il conto appena fatto, aggiornato all’ottobre del 2023, è quello dei Bitcoin ATM presenti in Italia. In altre parole, degli sportelli bancomat dedicati alla criptovaluta più famosa di tutte (oltre che la prima apparsa sul mercato). Una novità tecnologica che profuma di avanguardia, e che con il tempo potrebbe diventare un’alternativa al tradizionale sportello dal quale si fanno le consuete operazioni bancarie. Proviamo a capirne un po’ di più.
Come è noto a molti, i Bitcoin si basano su una tecnologia chiamata blockchain. Si tratta di un registro digitale, decentralizzato e immutabile, che consente la registrazione sicura e trasparente delle transazioni. Blockchain, tradotto, significa “catena di blocchi”: ognuno di questi blocchi, quindi, contiene una serie di transazioni e un collegamento crittografico al blocco precedente. Ciò garantisce un livello di sicurezza assoluto sulle informazioni contenute nella catena.
Bitcoin utilizza la blockchain proprio per garantire la sicurezza e la trasparenza delle sue transazioni. Queste avvengono in una catena formata da nodi, e gli attori che vendono e comprano verificano e convalidano le stesse transazioni attraverso un processo chiamato mining, basato su complessi calcoli matematici. Questa architettura decentralizzata, dove tutto passa dai nodi, elimina la necessità di intermediari e rende le transazioni più veloci e meno costose.
I Bitcoin ATM (che, per evitare incomprensioni, chiameremo bancomat Bitcoin) sono dei dispositivi digitali che permettono di comprare e vendere criptovalute basandosi su una interfaccia pensata anche per chi non abbia dimestichezza con questo tipo di tecnologia.
Il loro funzionamento si basa sul registro di dati decentralizzato di cui abbiamo appena detto: la rete blockchain. Grazie ai principi della crittografia, la blockchain registra e archivia ogni transazione effettuata attraverso questi particolari bancomat Bitcoin.
Come i bancomat classici, anche quelli per le transazioni in Bitcoin si trovano in spazi pubblici, per esempio nei centri commerciali. Ciò potrebbe esporli a situazioni in cui la sicurezza non è opportunamente garantita. Proprio per questo motivo, tali dispositivi sono stati dotati di funzioni estremamente evolute per garantire transazioni protette. La maggior parte di essi richiede agli utenti di effettuare procedure di autenticazione, generalmente condotte tramite l’indicazione di un documento d’identità. Questo processo è pensato anche per ridurre il rischio di frodi. Alcuni modelli più evoluti avanzati possono persino utilizzare l’autenticazione tramite impronte digitali o scansione dell’iride, incrementando ulteriormente il livello di sicurezza.
Ma cosa deve fare un utente che voglia acquistare criptovalute presso un bancomat Bitcoin? Per prima cosa deve inserire la quantità corretta di denaro contante all’interno del dispositivo, utilizzando le apposite bocchette. Successivamente, sceglie la criptovaluta che desidera acquistare specificandone l’importo. In questa operazione è necessario scansionare l’indirizzo del proprio portafoglio digitale di criptovalute tramite il codice QR. Dopo aver selezionato e accettato la tariffa della transazione, i token di criptovaluta verranno inviati al portafoglio digitale indicato.
Per vendere criptovalute, invece, l’utente deve selezionare sullo schermo del bancomat la relativa opzione, di nuovo specificando l’importo della criptovaluta che intende vendere. Successivamente, inserisce l’indirizzo del proprio portafoglio digitale di criptovalute o scansiona il codice ricevuto. Una volta completata questa operazione, l’importo corrispondente può essere prelevato nella tradizionale forma degli euro.
Per vedere il primo bancomat Bitcoin si deve fare un salto all’indietro di dieci anni fa. A ospitarlo non fu una banca, ma un caffè: esattamente il Waves Coffee House, un locale situato nel centro di Vancouver, in Canada. Da allora, il numero di questi dispositivi è cresciuto con costanza: secondo Coin ATM Radar, oggi nel mondo ce ne sono oltre 37 mila di cui oltre 31 mila solo negli Stati Uniti. E continuano a crescere, soprattutto in luoghi alternativi alle classiche banche: stazioni di servizio, centri commerciali e supermercati. Il loro ruolo è strategico nella diffusione delle criptovalute tra i consumatori, generando ovviamente un guadagno anche per i rivenditori che li ospitano, che possono agire su un mercato promettente, per il quale si prevede nel 2033 un valore globale di 16,85 miliardi di dollari.
Il loro ruolo strategico nell’economia si gioca su due livelli. Sul primo, sono un canale d’ingresso dei contanti nell’ecosistema cripto, favorendo l’adozione delle criptovalute da parte dei consumatori – in particolari quelli che non intendono appoggiarsi a servizi bancari classici – e consentendo loro di accedere a determinati servizi finanziari. Sul secondo livello, fungono da veloce strumento di conversione di criptovalute in denaro contante, migliorando la familiarità dei consumatori con la moneta digitale e favorendone l’uso in generale (acquisti su piattaforme, pagamenti alla pubblica amministrazione, o anche semplicemente una giocata al casinò online). I cartelli “Qui si vendono bitcoin”, in prossimità dei bancomat, suscitano infatti interesse a saperne di più sulle criptovalute.
Sotto un altro aspetto, i bancomat Bitcoin sono un’eccellente opportunità per le aziende che dispongano di una sede fisica di vendita al dettaglio fisica. I rivenditori, infatti, possono guadagnare sull’affitto dello spazio nel quale collocare il dispositivo, o anche ricevere una percentuale della commissione sulle singole transazioni.
Il mercato delle criptovalute, dopo un iniziale entusiasmo, si è consolidato su andamenti più regolari. Il contante resta uno degli strumenti di pagamento più utilizzati, ovunque nel mondo: basti pensare che oltre il 18% di tutte le transazioni negli Stati Uniti viene ancora elaborato in moneta sonante.
Questo approccio tradizionale è una delle ragioni che impedisce in generale alla moneta digitale di decollare definitivamente. I bancomat Bitcoin, inoltre, devono fare i conti con un altro problema: il loro costo elevato. Hardware, affitto del rivenditore, software, logistica dei contanti, manutenzione: tutto questo può rendere molto costoso il funzionamento di un dispositivo. Potrebbe quindi essere più conveniente abilitare funzionalità cripto sugli attuali bancomat tramite API, eliminando la necessità di installare hardware specifico per le criptovalute. E’ una soluzione che, per ora, non incontra l’attenzione delle istituzioni finanziarie tradizionali; tuttavia, il tempo potrebbe spingerle a un maggiore coinvolgimento.
Di sicuro c’è che i bancomat Bitcoin stanno cambiando l’accesso alle criptovalute, aggiornando i tradizionali metodi di scambio e creando un’infrastruttura solida e accessibile. Con la continua evoluzione del mercato e l’integrazione di soluzioni tecnologiche innovative, i bancomat Bitcoin potrebbero conoscere un’espansione ancora più pronunciata di quella cui sono stati soggetti finora.
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