Napoli, è iniziato e subito rinviato il primo filone del maxi processo a carico dei 140 imputati legati al clan Contini accusati in primo luogo di associazione camorristica e riciclaggio.
L’udienza preliminare si è svolta davanti al gup Nicola Marrone. La Procura di napoli ha chiesto l’acquisizione di ulteriori attività svolte a carico di Michele Tecchia, con ulteriori sequestri effettuati a suggello dell’attività investigativa svolta. L’imputato, tra l’altro, attraverso il suo legale aveva chiesto il patteggiamento.
I difensori di tutti gli imputati si sono opposti all’unanimità alla acquisizione di questi nuovi elementi probatori. La pm Alessandra Converso della Dda di Napoli, nella sua requisitoria, durata due ore, oltre ad illustrare il nuovo materiale probatorio raccolto a carico degli imputati, ha concluso chiedendo il rinvio a giudizio per tutti gli imputati.
Le difese hanno chiesto un nuovo termine a difesa per poter valutare le motivazioni della Cassazione sui ricorsi presentati da Difese e Procura concernenti le esigenze cautelari.
Il Gup ha rinviato all’udienza del 15 luglio prossimo per potersi esprimere sulle nuove contestazioni e sulle eventuali discussioni delle difese, arringhe di parte.
Il maxi processo nasce da una inchiesta che nel gennaio scorso aveva portato a 82 misure cautelari e ruota attorno alle figure del noto imprenditore napoletano Salvatore D’Amelio (titolare del marchio Minimal) e della famiglia Festa ovvero i familiari di sua moglie Maria, per un presunto giro di denaro sporco, secondo gli Inquirenti – proveniente dal clan Contini dell’Alleanza di Secondigliano – riciclato in imprese del tessuto economico campano e non solo.
Nella lista, appunto, esponenti del clan Contini, imprenditori compiacenti, prestanome, intermediari d’affari, per un giro vertiginoso di soldi che ha portato carabinieri e finanza ad operare anche una serie di sequestri per un totale di 8,4 milioni di euro.
I reati contestati dagli inquirenti sono a vario titolo: falsificazione e commercializzazione di orologi a marchio contraffatto, fittizia intestazione di beni, indebite compensazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, auto riciclaggio e reimpiego di ingenti capitali, emissione ed utilizzo di fatture false, dichiarazioni fraudolente mediante altri artifici, dichiarazione infedele, indebita compensazione, detenzione e traffico di armi da fuoco, estorsione aggravata, aggressione e tentato omicidio, tutte aggravate dal metodo mafioso per favorire la potente cosca del Clan Contini dell’Alleanza di Secondigliano (Mallardo e Licciardi).
Nel pool difensivo gli avvocati Arturo Cola, Gaetano Manzi, Giovanni Cerino, Vincenzo Romano, Claudio Davino, Massimo Viscusi, Domenico Vincenzo Ferraro, Gianluca Gambogi, Leopoldo Perone.
Articolo pubblicato il giorno 8 Giugno 2024 - 18:34