Cronaca di Napoli

Camorra, “il boss Patrizio Bosti latitante nel San Giovanni Bosco”: le rivelazioni del pentito

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Il boss Patrizio Bosti usò un’ambulanza per uscire durante la sua latitanza dall’ospedale san GHiovanni Bosco dove era andato a farsi visitare.

Un altro suo uomo fidato ottenne il trapianto di fegato saltando la lista di attesa, una dottoressa che redigeva falsi certificati di Tso a detenuti anche in carcere e poi medici che erano al servizio del clan per segnalare persone decedute per il business delle pompe funebri, ma anche tanto altro.

Insomma l’ospedale san Giovanni Bosco era una vera e propria succursale medica del clan Contini. E ‘ un quandro sconcertante quello che emerge della 480 pagine dell’ordinanza cautelare, firmata dal gip Federica Colucci con la quale settimana scorsa sono finiti in carcere dodici esponenti di spicco della cosca fondatrice dell’Alleanza di Secondigliano.

E’ stato in  primo luogo il pentito Teodoro De Rosa, uomo che per anni è stato nel clan a svelare tutti i segreti e le commistioni di medici e paramedici dell’ospedale san Giovanni Bosco con il clan

L’altro giorno Ciro Verdoliva, direttore generale dell’Asl Napoli 1 intervistato da Il mattino ha fatto sapere che si andrà avanti nel riportare la legalità nell’ospedale. Ma a leggere l’ordinanza viene da pensare che si è in ritardo. La stessa cosa sta dicendo da alcuni giorni il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che anche oggi è tornato sull’argomento. “Sono 7 anni che stiamo facendo la battaglia contro la camorra, il corpo a corpo per buttarli fuori dall’ospedale”.

“In occasione di una latitanza di Patrizio Bosti cl siamo serviti della ambulanze di Scapolatiello per farlo uscire tramite il sotto passaggio dell’ospedale. Per il clan all’interno dell’ambulanza ha trasportato droga…”, ha raccontato in un verbale di ottobre 2020 il collaboratore di giustizia.

Poi ha aggiunto una serie di particolare inediti sull’utilizzo dell’ospedale.

Il ras Gennaro De Luca ‘o muntato ha scalato le liste di attesa per il trapianto di fegato

Gennaro De Luca (detto ìo muntato) ha anche scalato la lista di attesa per ottenere il trapianto del fegato, con la compiacenza di soggetti dell’ASL. Questa intervento mi pare che non sia stato eseguito presso il San Giovanni Bosco. Posso dire che pero la vicenda è stata curata da Salvatore De Rosa.

Con certezza posso, altresì riferire che mentre era detenuto Gennaro De Luca e stato fatto più volte visitare presso l’Ospedale San Giovanni Bosco, tramite mio zio e mio padre. Non ricordo se ha avuto anche qualche ricovero breve. Così come è avvenuto per Ciccio Mallardo in occasione delle visite, all’insaputa della penitenziaria, sono stati dati messaggi a Gennaro De Luca…”.

Poi a proposito delle ambulanze di Scapolatiello De Rosa riferisce: “Noi abbiamo consentito la sosta all’interno degli spazi dell’ospedale Gli abbiamo dato un appoggio all’interno del pronto Soccorso perché e lì che si svolge tutto. Scapolatiello è da anni presso l’ospedale San Giovanni Bosco sempre con il permesso dei Contini. E’ una persona usurata da noi del clan ed ha contratto debiti con me, soldi che mi sono stati dati da Rita Aieta.

Nel periodo che c’ero io era Giovanna Aieta, sorella di Rita, che gestiva l’attività dello Scapolatiello e che in quel periodo era assegnata al Pronto Soccorso e Rianimazione. Si tratta delle due attività principali dove serve l’ambulanza. Se muore una persona in ospedale il soggetto non potrebbe uscire ma con la compiacenza del primario dell’epoca della Rianimazione,…omissis… facevamo risultare che il soggetto usciva da vivo.

 I medici coinvolti nel business delle pompe funebri

C’era poi il dott …omissis… che è anche l’amante di …omissis… che faceva usciere i pazienti facendoli risultare come vivi. Poi c’era il dott…omissis… Poiché nella rianimazione che nel pronto soccorso c’era un soggetto addetto alle pulizie, sfruttavamo la presenza di questi soggetti, o di quelli della ditta di ambulanze che si avvicinavano ai parenti del deceduto o del soggetto in fin di vita, dicendo loro che c’era la possibilità di portare a casa il soggetto anche laddove deceduto. 

Il prezzo variava a seconda che si trattasse di persone della zona, di fuori quartiere o di altra provincia. Non era mai un prezzo fisso. Si trattava di circa 500 euro in media, se il soggetto andava spostato su Napoli. Noi eravamo coperti anche di notte perché erano i soggetti del Pronto Soccorso o della Rianimazione o di altri reparti che anche di notte chiamavano Maurizio o il fratello o il papà.

Maurizio Scapolatiello percepiva solo una parte del compenso che gli veniva corrisposto dal privato che richiedeva il trasporto che serviva per coprire il suo guadagno ed anche il costo della giornata di altri soggetti di cui necessitava per eseguire il trasporto.Il resto dei soldi andava al clan. I soldi li dava direttamente a Giovanna Aieta in alcune occasioni li ha dati a me…”.

La disponibilità di tutti i medici del pronto soccorso

Oramai i medici del pronto Soccorso erano diventati amici con la famiglia Scapolatiello. Così come aveva rapporti diretti con Giovanna Aieta. Aveva legami sia di amicizia che per la gestione di affari illeciti anche con altri soggetti e in particolare con …omissis… che è il soggetto in servizio presso il drappello, ma in forza al Commissariato san Carlo Arena. Aveva, altresì, rapporti con… omissiis… , altro soggetto che é entrato nella impresa di pulizia, non per la nostra intermediazione ma che prese il posto del padre alla morte di quest’ultimo.

Tengo a precisare che eravamo noi ad aver parlato con la Direzione Sanitaria per dire che la famiglia Scapoletiello ci apparteneva e che doveva essere garantita loro la sosta all’interno dell’Ospedale senza creare problemi…”.

 La scoperta delle microspie e le riunioni in direzione sanitaria

Noi avevamo avuto notizie di microspie ed anzi mio nonno se ne è accorto e non le abbiamo mosse volutamente noi facevamo fare controlli settimanali per rilevare la presenza di microspie. Infatti nell ‘ultimo periodo andavamo direttamente a parlare in Rianimazione con soggetti come Peppe ‘o guaglione o Ciro Di Carluccio Abbiamo fatto anche appuntamenti in ginecologia. Abbiamo fatto anche appuntamenti in Direzione sanitaria…omissis.

C’è un certo custode dell’Ospedale San Giovanni Bosco, che ci dava lui le stanze. Si tratta di un soggetto di cui ho già parlato che è anche intestatario fittizio di immobili di Patrizio Bosti ed Eduardo Contini…”

In alcuni caso Genny Maradona con la compiacenza di medici a disposizione fa redigere in favore di soggetti del clan TSO ovvero finti referti del sert. La stessa attività la fanno anche …omissis e il fratello con la compiacenza, tra gli altri della dottoressa…omissis. Quest’ultima in alcune occasioni si è anche recata in carcere per fare finti referti a detenuti del clan.

In particolare ricordo che è andata in carcere in favore di o’ sciacallo, ovvero Ciro Bernardi, parente dei Licciardi perché il figlio ha sposato una delle figlie dei Licciardi. Di sicuro si è recata presso la sua abitazione mentre era ai domiciliari, mi pare che si sia recata anche in carcere.

Lo sciacallo è stato anche ricoverato fittiziamente nel reparto del!’Ospedale San Giovanni Bosco ed il ricovero lo ha curato la dott.ssa…omissis… In genere ‘o sciacallo veniva proprio quando sapeva che la …omissis… era di turno. Questa aveva buoni rapporti quotidiani con la compagna di ‘o sciacallo.”.

@riproduzione riservata


Articolo pubblicato il giorno 17 Giugno 2024 - 20:25

Giuseppe Del Gaudio

Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d'azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: "lavorare fa bene, il non lavoro: stanca"

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Giuseppe Del Gaudio

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