I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, coordinati dalla DDA della Procura, hanno arrestato Marcello Colafigli, storico esponente della Banda della Magliana, nell’ambito di un’operazione antidroga che ha portato all’esecuzione di 28 misure cautelari.
Nonostante i suoi 71 anni Marcello Colafigli, conosciuto come “Marcellone” e “il Bufalo”, storico fondatore della Banda della Magliana, era l’anello di congiunzione del traffico di droga tra Spagna e Colombia tra i clan di camorra, ‘ndrangheta e mafia foggiana presenti su Roma.
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Era già sottoposto al regime di semilibertà, ma questo non gli ha impedito di pianificare e gestire un’organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti.
Le indagini, avviate quattro anni fa, hanno svelato un sodalizio criminale con base a Roma e operativo anche sul litorale laziale. A capo del gruppo, secondo gli inquirenti, c’era proprio Colafigli, 71 anni, nonostante i suoi trascorsi da ergastolano e la condanna per il sequestro e l’omicidio del duca Massimo Grazioli Lante della Rovere e l’omicidio di Enrico De Pedis.
Sfruttando la sua posizione di “garante” presso una cooperativa agricola, Colafigli avrebbe ottenuto la possibilità di allontanarsi liberamente e di incontrare i suoi sodali all’interno della stessa cooperativa, organizzando così un ingente traffico di cocaina e hashish.
L’organizzazione criminale aveva contatti con esponenti di spicco della ‘ndrangheta, della camorra, della mafia foggiana e con un gruppo di albanesi legati a un cartello di narcos colombiano.
Le intercettazioni hanno rivelato il linguaggio criptico utilizzato per le comunicazioni relative al traffico di droga: “la frutta” per indicare la cocaina, “la verdura” per l’hashish.
Colafigli, nonostante i suoi trascorsi e la sua età, non aveva perso la sua “eccezionale attitudine criminale” e la sua “disinvoltura a intrattenere legami con figure criminali di primo piano”.
Oltre a Colafigli, sono stati arrestati altri 10 complici, mentre 16 sono stati posti agli arresti domiciliari e 1 è stato sottoposto all’obbligo di firma.
Dal libanese – nome d’arte per il grande schermo dato a Franco Giuseppucci, esponente storico della Banda della Magliana – a il colombiano e zio o Pinocchio per i soprannomi. E poi la droga come frutta. “Aho’ la frutta e’ gia’ pronta, no?” oppure “La frutta non la fanno adesso, giu’ a Salerno”, dicevano.
Cosi’ gestivano oggi la comunicazione gli uomini del gruppo di Marcello Colafigli.”Dimmi una cosa bella”, diceva spesso per sapere l’esito degli incontri tenuti dai complici dell’organizzazione con varie figure, a volte con soprannomi curiosi: da “Zio” a “Pinocchio”, arrivando a “Sud” e “Il colombiano”, per citarne solo alcuni.
Dalle carte emerge come in diverse occasioni Colafigli volesse rimarcare la propria caratura criminale, anche in virtu’ della propria appartenenza alla Banda della Magliana: “Io 40 anni (di reclusione, ndr), me li sono fatti con la faccia mia, capito? Non e’ che un tizio del genere mi fa cadere la faccia”, diceva Colafigli.
A termine delle indagini “le concrete modalita’ organizzative dell’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti” scrive il Giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza di misura cautelare “offrono plurimi e convergenti elementi ostativi al superamento della presunzione legale di attualita’ delle esigenze cautelari”.
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