Napoli. E’ irreperibile, e quindi latitante, da ieri mattina Gennaro Manetta detto Genny Maradona, “il politico” del clan Contini e uomo cardine dell’inchiesta che ieri ha portato in carcere 11 persone della cosca dell’Arenaccia e che ha scoperchiato il pentolone del controllo della camorra su tutti gli affari gestionali dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli.
Come ad esempio il capitolo delle truffe alle assicurazioni con i falsi incidenti: il clan si era procurato fogli d’accesso – in bianco – dal pronto soccorso dell’ospedale.
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Il pentito, intraneo al clan, Teodoro De Rosa ha raccontato: “Genny Maradona interviene anche con le pompe funebri quando si muore in ospedale. Ci sono ditte di riferimento del clan: uno è il fratello di Muarella e si chiama ‘o mericano, un altro e il padre di Massimo Botta, marito di Antonella, che non appartiene a salvatore Botta.
Quando passa il morto fratel!o di Muarella per il San Giovanni Bosco il compenso va integralmente al clan. Diversamente il fratello di Muarella deve corrispondere una percentuale al clan se si tratta di decessi verificatisi in altri ospedali. Per le pompe funebri c’e una spartizione per ospedali legata alla criminalità organizzata del luogo in cui insiste l’ospedale.
Se si deve prendere il morto in una zona diversa da quella di competenza del clan cui e collegata la ditta di pompe funebri allora e necessario che la ditta corrisponda una quota al clan. Ne! caso in cui il morto venisse gestito da Massimo Botta genero di Eduardo Contini, il clan non percepiva alcuna percentuale.
La sala Morgue dell’Ospedale, relativa ai decessi, in quel periodo era gestita quali dipendenti dell’Ospedale da un certo ‘o cinese e da altro soggetto entrambi picchiati perché avevano consentilo l’accesso a ditte di pompe funebri diverse da quelle del clan.
Genny Maradona era uno dei soggetti del clan che aveva il potere di accedere al magazzino dell’Ospedale San Giovanni Bosco dal quale prelevavamo materiale di diverso tipo (dai pannolini, alla carta igienica, ai fogli A4, nonche detersivi) sia per nostro uso personale sia per la rivendita a terzi. In alcuni casi prelevavamo la merce senza alcun fittizio ordine o richiesta di reparto. In altri casi, se si trattava di merce protocollata, compilavamo ordine fittizio con l’ausilio die medici o delle capo sala del reparto che ci firmavano le richieste.
Poi noi avendo necessita di accessi al Pronto Soccorso per organizzare le truffe alle assicurazioni ci appropriavamo. di alcuni fogli relativi ai blocchetti con i quali venivano controllati gli accessi al Pronto Soccorso cosi che, nel caso in cui avessimo avuto necessita di far apparire un accesso al pronto Soccorso per simulare un sinistro, utilizzavano i fogli suddetti con relativo numero di protocollo, di cui avevamo disponibilità.
Così se necessitavamo di un referto in una data ben precisa, controllavamo chi era il medico di turno quel giorno e ci facevamo compilare e firmare da lui il referto.Il soggetto del magazzino come secondo lavoro fa il carrozziere privatamente e si presta anche per l’organizzazione dei falsi sinistri, intervenendo sulle autovettura per far risultare danni compatibili alla dinamica del sinistro da noi inventata.
Questo soggetto ci procurava anche i preventivi necessari per le richieste di risarcimento danni. E’ un soggetto che ha un occhio offeso e se non sbaglio e di Acerra o di Afragola. Veniva pagato per la mano d’opera prestata. Dal magazzino prendevamo anche beni necessari per l’attività del bar e del ristorante”.
E’ un quadro sconcertante quello che emerge dalla lettura delle 480 pagine dell’ordinanza cautelare. Hanno gestito il potere criminale come “statisti dell’antistato” , scrive la gip Federica Colucci.
I vertici del clan Contini ha continuato utilizzare l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli per i suoi affari sporchi. “La potente organizzazione – sottolinea il gip di Napoli Federica Colucci – si è di fatto impossessata di interi settori commerciali e imprenditoriali, nonché di alcune strutture pubbliche assolutamente nevralgiche come alcuni degli ospedali più importanti di Napoli, utilizzati non solo per organizzare summit criminali o per ricevere le vittime di rapporti usurai o estorsivi, ma anche come ulteriore strumento di gestione del proprio potere mafioso”.
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