Cronaca di Napoli

Camorra, il pentito del clan Contini: “Il parroco ci dava le chiavi della chiesa per fare le riunioni”

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Napoli. Cappelle votive di santi e madonne, fatte costruire abusivamente dai referenti di zona del clan Contini, per sfruttare, anche in maniera sacrilega, il potere criminale e raccogliere così soldi attraverso le questue.

Emerge anche questo dall’inchiesta condotta dai carabinieri di Napoli e cooordinata dalla Dda che ieri ha portato all’arresto di 11 esponenti apicali della cosca del Vasto Arenaccia.

L’attitudine della camorra di accostare il sacro al profano risale a decine di anni orsono ma negli ultimi tempi, come hanno raccontato i pentiti, oltre che una moda euno status symbol era diventato anche un business.

E a proposito del clan Contini due anni fa le forze dell’ordine ne hanno smantellato alcuni. A parlare del fenomeno è stato il pentito Teodoro De Rosa.

” … Nelle varie strade ci sono anche più cappelle votive, ognuna delle quali riferibile a un referente di zona; e la presenza di questa specifica cappella indica che la singola processione è dedicata a quella cappella e che i soldi raccolti vanno alla famiglie del mafioso di riferimento della cappella.

Per cui capita che una singola processione faccia più soste dinanzi a diverse cappelle e così raccoglie il denaro destinato alle diverse famiglie mafiose a cui sono riferibili le singole cappelle votive.

Questi soldi li raccoglie Gennaro Manetta insieme a due gemelli che non hanno a che fare con il clan ma prendono i soldi per le processioni; sono della famiglia…,omissis…; in più preparano le bandiere religiose da usare nelle processioni; sono bandiere che recano i nomi delle varie famiglie mafiose: Bosti, Contini, etc.

 “I soldi delle questue vanno direttamente ai boss”

Queste bandiere sono conservate nelle chiese, gestite dai preti. Vi indico la collocazione delle varie cappelle:[…] ancora al Rione Amicizia, cappella di Genny Manetta nel giardino abusivo di casa sua.[…] Non mi vengono in mente i nomi dei parroci interessati, se non quello di un tale don Gaetano che stava una quindicina di anni fa al rione Amicizia e addirittura ci faceva fare in chiesa gli appuntamenti del clan dandoci le chiavi della chiesa.

L’associazione della Madonna dell’Arco è gestita da Manetta, Maglione Ciro, Tettuccio (fratello di Ciro Maglione); dalla famiglia Granata; dai miei zii Pietro e Salvatore De Rosa; o ‘pè (di cognome fa Procopio), parente di Galletta Luigi.

Hanno la sede proprio in uno spazio al!’interno della chiesa del Rione Amicizia, dove conservano le bandiere con i nomi dei boss. Sono in grado di indicare anche i colori delle bandiere.{…} Il rapporto questi preti lo tengono con la mamma delle Aieta. Anche Maurizio Scapolatiello delle ambulanze sta in questa associazione. 

Tornando alla questione del!’autorizzazione delle associazioni; da almeno 15 anni è diventato necessario il consenso dei preti per creare e gestire queste associazioni.  E’ Gennaro Manetta, per quanto io so, che raccoglie i soldi e si occupa di avere questo consenso “.

Queste associazioni della Madonna dell’Arco fino a 10 anni fa erano tutte abusive, cioè non avevano nessun riconoscimento. Lo so perché c ‘ero anche io. Queste associazioni della Madonna dell’Arco fino a 10 anni fa erano tutte abusive, cioè non avevano nessun riconoscimento.

Lo so perché c ‘ero anche le cappelle votive che rappresentano un referente della zona del clan venivano erette in modo del tutto abusivo su suolo pubblico. Ad esempio sotto la casa di Gennaro De Luca c’è la cappella che ha fatto erigere lui; è una cappella della Madonna dell’Arco; mentre Luigi Galletta ha Padre Pio.

E ognuno di questi referenti ci tiene ad avere la cappella perché quando fanno le questue si raccolgono i soldi che vanno al referente locale del clan. […} Tornando ali’elenco: -la cappella di De Luca Giovanni, fratello di De Luca Gennaro detto o muntato al!’isolato  8 del rione Amicizia … “.

@riproduzione riservata


Articolo pubblicato il giorno 13 Giugno 2024 - 21:22

Giuseppe Del Gaudio

Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d'azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: "lavorare fa bene, il non lavoro: stanca"

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