Caporalato: arcivescovo Salerno, imprenditori riflettano su vicenda Satman

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La morte di Satnam Singh “è una vicenda agghiacciante che mi auguro faccia riflettere molte persone, non solo le istituzioni ma anche i nostri imprenditori, coloro che devono dare un lavoro che sia consono alla dignità di ogni persona e poter far sì che queste persone abbiano tutte le garanzie per poter svolgere la loro attività in assoluta sicurezza, con tutti i riconoscimenti a livello di legislazione del lavoro”.

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Lo dice l’arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, monsignor Andrea Bellandi, commentando in una video-intervista caso di Satnam Singh, il bracciante indiano di 31 anni che ha perso un braccio in un incidente di lavoro ed è morto dissanguato. Una vicenda che ha riacceso i riflettori sul fenomeno del caporalato, tema sentito anche nel territorio della Diocesi retta dall’arcivescovo Bellandi nel territorio della quale rientra la Piana del Sele.

“Non si può pensare come nel 2024 ancora esistano degli atteggiamenti così disumani – aggiunge l’arcivescovo – contrari alla dignità di ogni persona e così contro ogni visione della vita e del rispetto, che deve esserci verso ogni persona e soprattutto anche verso persone che sono venute da lontano a cercare lavoro, a cercare una condizione di vita migliore. Persone che di fatto hanno voluto integrarsi, tanto che anche la moglie si era trasferita con lui”.

Secondo monsignor Bellandi “è una vicenda che non ha alcun tipo di giustificazione e che non deve passare sotto silenzio, perché è la punta dell’iceberg di una modalità disumana di trattare spesso queste persone che hanno estremo bisogno di lavorare e che proprio per questo accettano dei lavori anche sottopagati, spesso non regolarizzati. Fenomeni di lavoro in nero, di caporalato, di riduzione quasi in schiavitù sono una cosa che nel nostro Occidente non si dovrebbe neanche lontanamente pensare”.



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