Si è presentato in aula in barella e accompagnato dal personale dell’ambulanza dopo che il presidente della il presidente del collegio di Corte d’Assise Roberto Donatiello ne ha disposto l’accompagnamento coattivo dal carcere di Poggioreale dov’è recluso.
Il colpo di scena ieri al maxi processo contro i 105 agenti penitenziari e dirigenti del carcere di Santa Maria Capua Vetere accusati di torture e maltrattamenti ai danni dei detenuti della casa circondariale avvenuti nel 2020.
Il detenuto Antonio Flosco, testimone e parte civile, ha inizialmente denunciato che gli agenti penitenziari avrebbero usato manganelli per torturarlo. Tuttavia, il pubblico ministero ha smontato le sue affermazioni con una serie di domande mirate, costringendo Flosco a ritrattare. Alla fine, ha ammesso di non aver subito torture, ma di essere stato picchiato alla testa e al corpo.
Flosco, arrivato in barella in aula con diverse ore di ritardo, era stato condotto coattivamente dal carcere di Poggioreale, dove è recluso. Dal banco dei testimoni, ha descritto come il 6 aprile 2020 le guardie fossero entrate nella sua cella per picchiarlo e il suo rifiuto di consegnare un cellulare avrebbe scatenato l’aggressione.
Tuttavia, le domande del pm hanno rivelato incoerenze nella sua testimonianza, portandolo ad ammettere che non c’era stata tortura con il manganello, contrariamente a quanto dichiarato in precedenza.
Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria (S.PP.), ha commentato la vicenda sottolineando che la smentita della denuncia di tortura di Flosco contrasta con la narrativa che dipinge tutti gli agenti penitenziari come torturatori seriali. Secondo Di Giacomo, questa situazione è preoccupante perché, a causa delle accuse, sono già stati sospesi 250 agenti con varie imputazioni, mentre i detenuti coinvolti in rivolte, danneggiamenti e violenze continuano a sentirsi padroni delle carceri.
Di Giacomo sostiene che la confusione tra “vittime” e “carnefici” sta alimentando un clima sempre più intollerabile negli istituti penitenziari, soprattutto in Campania, dove le aggressioni al personale sono aumentate notevolmente. Il segretario del S.PP. chiede che i processi siano equi e basati su prove concrete, non su parole di detenuti. Inoltre, esorta l’amministrazione penitenziaria a prendere misure rapide ed efficaci per porre fine alle aggressioni al personale carcerario.
Di Giacomo conclude affermando che il recente tour tra le carceri ha aumentato l’attenzione su questi problemi e si aspetta risposte concrete dalle autorità per garantire la sicurezza degli agenti e un ambiente carcerario più stabile.
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