“Al momento dell’esplosione dei colpi non ho capito più nulla perché mi sono spaventato, mi ricordo che la pistola era piccola e nera… mentre io lo prendevo a parolacce per quello che stava facendo, lui mi ha puntato la pistola in faccia da circa 7-8 metri. Ha sparato in mezzo alla folla nonostante ci fossero tante persone e anche il traffico, poi è scappato dicendo a qualcuno di prendere l’auto”.
E’ la coraggiosa testimonianza di uno dei sei testimoni che oggi hanno deposto al processo per l’uccisione del giovane innocente pizzaiolo Francesco Pio Maimone la notte del 20 marzo scorso nella zona degli chalet di Mergellina.
A fare fuoco secondo il testimone è stato senza ombra di dubbio Francesco Pio Valda, lo ha anche riconosciuto indicandolo nel monitor del carcere dove è detenuto il giovane di Barra. Tre testimoni sono stati accompagnati in aula dai carabinieri perché la scorsa settimana si rifiutarono di comparire.
Si tratta di ragazzi originari del rione Traiano che si scontrò con il gruppo di Valda. Confermata da uno dei testimoni la genesi della lite: un drink, versato sulle costosissime scarpe di Valda e poi anche un pestone.
Tutti e quattro i ragazzi si sono mostrati non poco reticenti rispondendo alle domande che gli venivano poste e il pubblico ministero è stato costretto più volte a sollevare delle contestazioni.
Con il consenso degli avvocati del collegio difensivo e del pm è stato acquisito infine dai giudici della Corte d’Assise il verbale di uno dei testimoni ascoltati nelle scorse udienze il quale ha affermato, tra l’altro, di avere appreso dalla viva voce dell’imputato, incontrato quella notte quando è ritornato nel suo quartiere, a Barra, che aveva sparato.
“L’abbiamo incontrato… mi ha detto di avere sparato con un revolver 38 special prima due colpi in aria, perché gli gridavano che la pistola era a salve e lui per dimostrare che invece era vera ha sparato nel vetro di una 500X parcheggiata”.
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Articolo pubblicato il giorno 14 Maggio 2024 - 18:08