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Mama Mercy: in Sala Assoli il film di Alessandra Cutolo dedicato alle madri dei Sud del mondo

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Il film di Alessandra Cutolo che ribalta l’iconografia sacra classica della madre in un contemporaneo multiculturale.

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Dopo l’anteprima al 41° Torino Film Festival e il grande successo delle proiezioni romane al Cinema Troisi, Mama Mercy, il primo lungometraggio dalla napoletana Alessandra Cutolo, arriva finalmente a Napoli, mercoledì 15 maggio alle ore 20.00 in Sala Assoli, nell’ambito di Altre Visioni, a cura di Angelo Curti, in dialogo con l’autrice.

Il film si avvale della preziosa fotografia di Luca Bigazzi, realizzata in formato 4K, utilizzando esclusivamente due telefoni cellulari. Gran parte delle interpreti provengono da Women Crossing, formazione mista di attrici migranti e italiane fondata da Alessandra Cutolo. Ambientato a Roma nelle occupazioni abitative oltre il Prenestino, un microcosmo dove sono confluite, negli anni centinaia di famiglie provenienti da ogni Sud del mondo con il loro carico di attese, dolori e bambini, il film racconta la piccola odissea metropolitana di Mama Mercy, un viaggio affannato e inconcludente tra le pieghe della città dei ricchi, armata solo della sua energia inarrestabile di madre in lotta per il futuro dei figli.

Costo del biglietto 5 euro.

Info e prenotazioni: 345 467 9142 – assoli@casadelcontemporaneo.it

In fondo alla Prenestina, a Roma, dove finisce la strada, un enorme palazzone tutto specchiato troneggia come un’astronave o un vascello fantasma. È un vecchio albergo abbandonato e occupato da tempo. In quel microcosmo sono confluite, negli anni, centinaia di famiglie provenienti da ogni sud del mondo, con il loro carico di attese, dolori, bambini. Quell’ex hotel è lo sfondo di un incrocio ricco, tragico e gioioso di destini. Mama Mercy ha troppi figli e un marito che l’aiuta poco. Ogni giorno confonde i suoi passi con quelli intrepidi e affannati di decine di altre mamme occupanti – etiopi, sudanesi, marocchine, che con fatica cercano di dare un futuro dignitoso ai figli. Il sogno di Mama Mercy sarebbe avere una stanza in più, e permettere alla sua famiglia di “allargarsi” rispetto ai pochi metri quadrati che le sono stati assegnati. Il palazzone è una città nella città in cui solidarietà, competizione, miserie e nobiltà si intrecciano.

“La maternità è l’elemento che dà origine all’azione – spiega la regista Alessandra Cutolo. L’iconografia sacra classica della madre viene ribaltata e rideclinata in un contemporaneo multiculturale, vitale e marginale. Un nuovo mondo si affaccia alla storia, fatto di donne e bambini che ripopolano vecchi palazzi abbandonati a Roma. Donne che vengono da vari Sud del mondo, cercano di districarsi in esistenze complesse, portano con sé il trauma dell’attraversamento del Mediterraneo. Nuove filosofie derivano dai tentativi di darsi delle risposte sul senso dell’accadimento quotidiano. Il passato riaffiora nel presente e una sorta di bilanciamento universale regola il bene e il male. Nuove leggi regolano le relazioni. La povertà e il bisogno producono infrazione delle regole. L’infrazione produce sanzione dai nuovi amministratori della regola. L’elemento di salvezza viene dall’inatteso entrare in gioco di un diverso tipo di soggettività marginale. La sanzione produce ravvedimento e soluzione”.

Alessandra Cutolo nasce a Napoli, studia Filologia Romanza. Negli anni ’90 collabora con Martone, Servillo, De Rosa tra cinema e teatro come assistente scenografa, trovarobe, assistente alla regia. Dal 2000lavora per dieci anni nella casa circondariale di Lauro con la compagnia teatrale dei Liberanti, sperimentando la regia teatrale in contesti di marginalità sociale. Poi affianca al teatro il lavoro di casting collaborando con Garrone in “Gomorra”, con Ferrara in “Napoli Napoli Napoli”, con Di Costanzo ne “L’Intervallo”, “L’intrusa” e “Aria ferma”, con Pietro Marcello in “Bella e Perduta”, A Roma fonda la compagnia teatrale Women Crossing, formazione mista di attrici migranti e italiane con cui mette in scena adattamenti di testi letterari africani della tradizione sudanese, nigeriana ed etiope. Nel 2020 vince il premio degli Asini. “Mama Mercy” è il primo lungometraggio da regista.


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