Al centro sportivo Kodokan di Piazza Carlo III una squadra speciale ha catturato l’attenzione di tutti: bambini fuggiti dalle guerre e coetanei italiani uniti sul campo da calcio. Un ospite d’eccezione, il difensore del Napoli Juan Jesus, ha preso la parola in un momento di grande emozione.
Juan Jesus, recentemente al centro di un presunto caso di razzismo con il difensore dell’Inter Francesco Acerbi, poi assolto dalla giustizia sportiva, ha condiviso un toccante messaggio contro il razzismo nel calcio. “Prima di tutto voglio essere un esempio per i miei figli,” ha detto il calciatore brasiliano, tenendo vicino a sé suo figlio.
“Nella mia carriera ho sempre cercato di essere una persona corretta. Quello che è successo è stato spiacevole, ma ho fatto ciò che dovevo fare. Nel calcio si può vincere o perdere, ma preferisco vincere qualche trofeo in meno e restare un esempio per i bambini.” L’iniziativa, intitolata “Alleniamoci per la Pace,” è stata organizzata da Arci Mediterraneo con il patrocinio delle comunità afgana, ebraica, ucraina, e con il sostegno di varie comunità arabe e africane di Napoli.
L’evento ha visto la collaborazione di Eventi Sociali APS, la Scuola Calcio Asd Petrarca di Napoli, e l’Educativa Territoriale Arci di Borgo Sant’Antonio Abate, tra altri. Il progetto mira a promuovere la pace e combattere il razzismo attraverso lo sport. “Solo dai giovani può fiorire la pace di domani,” è stato il messaggio centrale dell’evento.
Tra i partecipanti c’era Anhelina, una bambina di 9 anni originaria di Ivanofrankivsk, Ucraina, che ha perso contatti con il padre dall’inizio della guerra. Lei e sua madre, Lilia, sono ospiti delle strutture gestite da Arci Mediterraneo. Summera, invece, è arrivata dal Pakistan con suo figlio Ali, fuggendo da un marito violento e cercando rifugio e speranza in Italia.
Mariano Anniciello, presidente dell’Impresa Sociale Arci Mediterraneo, che dal 2013 si occupa di accoglienza per migranti nel Centro-Sud, ha sottolineato l’importanza del calcio come strumento di aggregazione. “Il calcio deve insegnare il rispetto, ma spesso chi dovrebbe dare l’esempio si comporta in modo ignobile. Questi bambini vogliono dare una lezione anche a chi, sui campi di Serie A, non comprende l’importanza del proprio ruolo e la gravità di un atto di razzismo. La pace crea opportunità di crescita e armonia. Attraverso il calcio, impariamo che la vera vittoria non è quella che si ottiene sconfiggendo un avversario, ma quella che si conquista collaborando per un obiettivo comune.”
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