<em>“Io per lunedì mi piglio tutta Caravita in mano, poi vi faccio vedere se tengo le corna, se voi poi dite cosa hai combinato”. E’ la minaccia di Salvatore Capasso emergente gestore della piazza di spaccio di Cercola e legato al clan De Micco di Ponticelli arrestato tre giorni fa nel blitz che ha scoperto la compravendita di voti alle ultime elezioni amministrative del comune alle porte di Napoli Est.
Capasso ne parla con Giovanni De Micco, padre di Pasquale Micco, nel contesto di una conversazione in cui il Capasso ammette di remunerare Pasquale per l’attività di pusher prestata presso la sua piazza di spaccio.
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La conversazione intercettata è contenuta nelle 240 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Marco Carbone che ha portato in carcere 9 persone con 15 indagati tra cui il sindaco sconfitto del centro sinistra Antonio Silvano.
Salvatore Capasso insieme con Pasquale De Micco è stato l’autrore del radi a colpi di pistola compiuta il 2 giugno scorso ai danni Fatima Tubelli, moglie del ras Fiorentino Eduardo Mammoliti detto “Fiore”, esponente di spicco insieme a Massimiliano Baldassarre “’o serpe” di un gruppo di “Caravita” a Cercola legato ai De Luca Bossa-Minichini.
Capasso aveva litigato con loro tre giorni prima e in quello stesso giorno parlando con Giovanni De Micco preannuncia che “lunedì mi vado a prendere il Caravita”.
A spiegare i motivi del raid e della scontro è Adelina Buccini, moglie di Giovanni, che intercettata smentisce Fatima Tubelli: il raid è scaturito dalla pretesa di Massimiliano Baldassare di vedersi corrispondere da Salvatore Capasso la somma di diecimila euro in relazione alla piazza di spaccio che gestiva a Caravita.
E infatti Adelina Buccini, senza sapere che in casa ci sono le microspie dice: “Noo, è il fatto dei soldi. Tu tieni la piazza di droga e non vuoi pagare. Quello non tiene la piazza, però quello là lo vende sempre. A Savio per chi lo vendeva la droga? Lo vendeva per me?”
I componenti della famiglia di Giovanni De Micco commentano l’incursione armata di Salvatore Capasso (“con una pistola tanta”) e Pasquale De Micco (“Mo, mo si uccidono, Pasquale tiene la pistola…) ai danni di Fatima Tubelli (“la figlia di Carletta”) e Baldassarre Massimiliano o’ Serpe.
I primi due erano stati messi in fuga: “Eh, Pasquale, Tutto a posto? Eh, tutto a posto? Pasquale se ne è scappato proprio”. E per questo che i De Micco temevano ora una rappresaglia ai suoi danni: “no, mo uccidono o’ serpe, ha detto mo ti faccio! Mo uccidono a Pasquale”.
Da queste conversazioni si percepisce chiaramente che Pasquale De Micco non solo ha collaborato nella fase finale dell’azione ma ha anche custodito le armi di Salvatore Capasso, tanto che i presenti temono ripercussioni, anche nei confronti della loro famiglia:
“… speriamo che non ce ne fanno andare a noi di casa. A me che lo uccidono non mi passa nemmeno per il cazzo, però basta che ci fanno stare quiete a noi”.
Giuseppina De Micco (PINETTA) racconta alla madre Adelina ed al padre Giovanni di conoscere la dinamica dell’azione di fuoco contro l’appartamento di Fatima Tubelli:
“E’ stato Savio”. E Adelina dice: “Ma stava Pasquale vicino e manteneva le pistole”: E il padre incalza: “Non stava vicino quando hanno sparato”.
E allora a quel punto Pinetta racconta quello che sa e che si racconta in giro: “Quando uscì dal palazzo lui e Savio, Pasquale teneva le pistole in mano e lo videro. E’ uno”.
La famiglia di Pasquale De Micco temeva di essere cacciata dalla loro casa al Caravita
Pina conferma che a sparare è stato Salvatore Capasso, recatosi sul posto unitamente a Pasquale De Micco ed un’altra persona di nome Mario; quest’ultimo attraverso il padre, ha l’appoggio della “gente” di San Giovanni a Teduccio. Adelina propone di avvicinare Capasso e chiedergli di non recarsi più presso la loro abitazione, neppure per corrispondere la “mesata” a Pasquale.
“Si deve chiamare a Savio alla ‘spartata’, si deve dire: Savio, senti a noi ci hanno chiamato…noi dobbiamo stare quiete. Mi devi fare un piacere, non devi venire più in questo cortile e giù da me non venire più, ecco qua”.
Giovanni De Micco ritiene di non poter svolgere questo compito, non avendo subito alcun torto da Capasso : “Ma io non posso farlo perché a me non mi hanno fatto niente”.
Giuseppina e Adelina riferiscono di aver visto Pasquale De Micco prendere le chiavi da casa loro e scendere nello scantinato dove custodisce le armi per conto di Capasso, poi utilizzate per il raid a Caravita.
Pinetta dice: “E le pistole che andarono a prendere giù”. E allora Adelina precisa: “Che ti dissi quando prese la chiave vicino al muro, vicino al coso”. Temevano quindi l’allontanamento coattivo dalla loro casa al Caravita.
(nella foto il quartiere Caravita di Cercola e da sinistra Salvatore Capasso, Pasquale De Micco, Giovanni De Micco e Giuseppina De Micco)
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Articolo pubblicato il giorno 9 Maggio 2024 - 10:33