Perché l’ex boss dei Casalesi, il famigerato Sandokan si è pentito? E’ la domanda che si stanno facendo tutti i professionisti dell’antimafia ma non i magistrati che stanno ascoltando le sue confessioni da un mese.
Al momento ai comuni mortali non è noto il motivo preciso per il quale Schiavone abbia deciso di pentirsi. I familiari delle tante vittime di Terra dei Fuochi e quelli morti per furia omicida del boss sanguinario si augurano che il suo sia un pentimento veritiero.
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Troppi ancora i misteri irrisolti, così come gli omicidi eccellenti e quelli di vittime innocenti, le connivenze con i politici e gli imprenditori. Insomma Sandokan dovrebbe e deve chiarire tante cose.
Le ipotesi sulla sua decisione di collaborare con la giustizia sono diverse. La prima è per motivi di convenienza
e per un accesso a un regime detentivo più mite. Schiavone potrebbe aver scelto di collaborare per migliorare le sue condizioni di carcere, con l’obiettivo di ottenere in futuro una liberazione anticipata.Motivi familiari e quindi sicurezza dei congiunti. La tutela della moglie, Giuseppina Nappa, e dei sette figli potrebbe aver spinto Schiavone a pentirsi. La moglie e due figlie, Angelica e Chiara, avrebbero già dato la loro disponibilità a collaborare con le autorità e ad entrare nel programma di protezione.
Riunificazione familiare: i figli Nicola e Walter sono già pentiti e detenuti da alcuni anni. Carmine è detenuto anch’esso, mentre Ivanhoe, già noto alle forze dell’ordine, è l’unico che ha rifiutato di collaborare. Il pentimento di Sandokan potrebbe rappresentare un tentativo di riunire la famiglia.
Motivi personali:nel 2018 a Schiavone è stato diagnosticato un tumore. La consapevolezza della fine imminente e la disgregazione del suo clan potrebbero averlo indotto a collaborare per inviare un messaggio ai suoi ex affiliati e rivali.
Al momento, i magistrati che stanno ascoltando le sue confessioni mantengono il riserbo sulle motivazioni di Schiavone. Le sue dichiarazioni potrebbero fornire informazioni cruciali sulla struttura e le attività del clan dei Casalesi, aiutando a ricostruire crimini irrisolti e a identificare altri esponenti della criminalità organizzata.
Le sue confessioni potrebbero avere un impatto significativo sulla lotta alla criminalità organizzata in Campania. Il processo di collaborazione è ancora in corso e il destino di Schiavone dipenderà dalle sue rivelazioni e dalla loro utilità per le indagini.
Le vere ragioni del pentimento di Sandokan al momento restano ancora avvolte nel mistero. Le ipotesi formulate si basano su indiscrezioni e analisi del contesto. Solo il tempo e l’evolversi del processo di collaborazione potranno fare luce sui reali motivi che hanno spinto l’ex boss dei Casalesi a tradire il suo clan.
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