“Non spaccio più, voglio cambiare vita, l’ho promesso a mia figlia morta”, ma i tre esponenti del clan Casella di Ponticelli non si solo lasciati intimorire e lo hanno picchiato selvaggiamente con calci e pugni anche davanti a moglie e figlio.
È quanto emerge dall’ordinanza cautelare che stamane ha portato in carcere i tre che volevano costringere l’uomo a spacciare per loro conto 7/8 panetti di hashish
La tragica morte della figlia di soli 11 anni gli aveva provocato un dolore immenso che lo ha spinto a promettere a se stesso di allontanarsi per sempre dal mondo della droga. Una promessa che però gli è costata cara.
L’uomo, sposato e padre di altri due figli, uno dei quali affetto da autismo, è stato infatti vittima di una brutale aggressione da parte di tre persone che lo volevano costringere a spacciare 7/8 panetti di hashish.
Lo ha raccontato lui stesso ai carabinieri, recandosi in caserma lo scorso 1° marzo con i segni evidenti delle percosse subite. “Ho risposto”, ha scritto l’uomo nell’esposto, “che non avrei venduto nulla perché non ne volevo più sapere con la droga e volevo vivere onestamente, anche perché volevo cambiare vita e l’avevo giurato su mia figlia morta che sarei cambiato”.
Ma le sue parole non hanno avuto alcun effetto sui suoi aguzzini. Anzi, le hanno interpretate come un’offesa. Gli hanno offerto diverse alternative, tutte rifiutate: la consegna di 10mila euro, la sua autovettura o l’alloggio popolare dove vive con la sua famiglia.
Davanti al suo categorico rifiuto, i tre uomini sono passati alle vie di fatto, aggredendolo selvaggiamente davanti agli occhi della moglie e dei figli. Pugni al volto e alla nuca, sferrati con estrema violenza, mentre la vittima tentava di proteggere il figlioletto di 8 anni, testimone inerme della scena.
L’uomo è stato anche colpito con il calcio della pistola alla testa e al viso, mentre stringeva a sé il bambino. Solo quando la moglie ha minacciato di chiamare le forze dell’ordine, i tre aggressori si sono allontanati, portando via con sé lo scooter della vittima.
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