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Napoli, mobilitazione per salvare il mare del parco sommerso della Gaiola

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Vogliamo accendere un faro, a difesa dell’ultimo polmone blu di Napoli”. Queste sono le parole dei rappresentanti del coordinamento di tutela “Chi tene ‘o Mare”, che include 16 associazioni ambientaliste, tra cui il Parco Sommerso della Gaiola e la Zona Speciale di Conservazione “Fondali marini di Gaiola e Nisida”.

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Oggi (domenica 28), fino alle 17, negli spazi stessi dell’area marina protetta si tiene l’evento “Difendiamo il paradiso”, organizzato anche con il sostegno del musicista Maurizio Capone, da sempre sensibile a tematiche ambientaliste.

Durante l’evento, saranno presenti i gazebo delle associazioni del coordinamento, che affronteranno vari aspetti della tutela del mare, con mostre e attività ludico-didattiche.

A partire dalle 15, ci sarà la performance di Capone “Io mi Rifiuto”: un grido contro l’inquinamento marino, dove tutti i presenti saranno coinvolti a “suonare” i rifiuti marini in un concerto corale di percussioni. Sarà allestita anche una piccola esposizione del Museo del Danno e della Caretta Crime Scene a cura dell’Associazione Domizia.

“Sono numerosi – dice Maurizio Simeone, direttore del parco sommerso – i rischi che incombono sul nostro mare, a cominciare dal progetto contenuto nel Piano di Riqualificazione Ambientale e Rigenerazione Urbana del Sin (Sito di interesse nazionale) Bagnoli-Coroglio, che paradossalmente non solo non elimina l’indecente scarico di troppopieno già esistente, come più volte chiesto, ma prevede il raddoppio della portata del Collettore fognario Arena Sant’Antonio, con conseguente realizzazione di un secondo enorme “scolmatoio fognario” sulla spiaggia di Coroglio, all’interno della Zona Speciale di Conservazione “Fondali marini di Gaiola e Nisida”.

Tutte le associazioni del coordinamento sottoscrivono la relazione tecnico-scientifica presentata dal Parco sommerso, di parere negativo alla realizzazione di questo progetto e chiedono al Ministero dell’Ambiente di fermarne la realizzazione.

“Ritornare al passato – conclude Simeone – sarebbe un errore imperdonabile, dopo anni di sacrifici e lavoro dal basso. Ricordiamo, che proprio uno sversamento di acque nere dal troppopieno del sin (causato da due giorni di forte maltempo), causò il divieto di balneazione a Napoli, nell’estate del 2021.


Articolo pubblicato il giorno 28 Aprile 2024 - 14:45


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