Poco più di otto mesi all’apertura della Porta Santa. Ma intanto il Giubileo bussa a quella di Roma. Una città dominata dai cantieri, da un trasporto pubblico ancora insufficiente (come dimostra anche la vicenda taxi), ma che si prepara ad accogliere nell’Anno santo più di 30 milioni di pellegrini e spera (tra il sacro e il profano) in questo trampolino per rilanciarsi definitivamente nell’elite delle metropoli mondiali.
Di tutto questo si è parlato a ‘Giubileo 2025: la sfida dell’accoglienza e il futuro globale di Roma‘, l’evento organizzato nella sede dell’Agenzia Dire dall’associazione La Scossa.
L’assessore capitolino ai Grandi Eventi, Alessandro Onorato, non ha dubbi: “Il Giubileo sarà una prova che supereremo ampiamente. Perché Roma quando organizza un grande evento e c’è una scadenza dà il meglio, soprattutto se c’è collaborazione istituzionale. Saremo pronti e i cantieri si chiuderanno“. Grazie all’Anno Santo “otteniamo un recupero rispetto al nostro gap infrastrutturale- ha aggiunto Onorato-. Per anni Roma ha detto no a ogni investimento strategico ed è rimasta nel paleolitico. Il Giubileo ha una valenza importantissima per i cattolici ma ne ha anche un’altra di grande ‘carità’ verso la nostra città perché sono arrivati soldi e poteri commissariali che le hanno fatto recuperare un gap che aveva”.
Più infrastrutture e anche maggiore crescita economica per la Capitale nel triennio fino al 2027: “Come Confindustria abbiamo fatto una stima degli impatti economici e sociali del Giubileo che presenteremo nelle prossime settimane, ma se solo ci rifacessimo a quello del 2000 avremmo un impatto per l’economia romana di 3 punti di crescita di pil rispetto alla media nazionale nei 3 anni successivi- ha spiegato Francesco Delzio, il presidente dell’associazione La Scossa e responsabile Giubileo 2025 per Confindustria-. Stiamo quindi parlando di una scossa vera e propria“.
Tanti cantieri in città, come detto, ma in ritardo secondo la presidente di Ance Giovani, Angelica Donati: “Non ci siamo mossi per tempo, siamo partiti in ritardo con tutte le conseguenze che ne derivano. Tra cui il fatto che i tempi di lavorazione per i cantieri sono estremamente compressi. Questo vuol dire che inevitabilmente alcune delle opere non finiranno in tempo. Il che non è necessariamente una tragedia perché, tolta piazza Pia che finirà prima dell’apertura dell’Anno Santo anche se in lieve ritardo, ci sono tante altre opere accessorie che se finiscono un po’ più in là rendono la situazione comunque gestibile. Questo accade perché c’è un limite a quanto uno può realisticamente e in sicurezza comprimere i tempi di lavorazione”.
Il timore dei romani di venire ‘invasi’ da turisti e pellegrini non sta in piedi per il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli: “Non verremo invasi. Ogni volta si parla di questa cosa ma gli aerei, i treni e i posti letto sono quelli: c’è un’autoregolamentazione. Nel Giubileo del 2000, l’allora sindaco (Francesco Rutelli, ndr) disse ai romani ‘Andate fuori dalla città perché saremo invasi’: una cosa fuori da mondo”. Più che dell’arrivo in massa di pellegrini e turisti “mi preoccuperei dell’impatto mediatico che la città avrà il prossimo anno: che sia il più bello possibile per una positiva ricaduta”.
Anche in vista di quello che accadrà tra 9 anni, quando Roma ospiterà un altro Giubileo: quello del bimillenario della morte e resurrezione di Cristo. Che secondo il responsabile dell’Opera Romana Pellegrinaggi, don Remo Chiavarini, “sarà molto più importante di quello del 2025. Perché è il millennio della redenzione, farà pendant col Giubileo del 2000 e non si potrà dire ‘ci siamo arrivati all’ultimo momento’. Quindi se si volesse fare una rete di trasporti in metropolitana, per cui sono necessari 10/15 anni, bisognerà pensarci adesso”.
Articolo pubblicato il giorno 17 Aprile 2024 - 15:25