Avellino. “Chiedo perdono per quanto fatto contro Aldo Gioia, ma voglio precisare di aver inferto solo tre coltellate”. Giovanni Limata, il giovane condannato a 24 anni di reclusione per l’omicidio di Aldo Gioia, ha scritto una lettera al Procuratore Generale chiedendo perdono per il suo crimine e sollecitando l’audizione in aula di un testimone chiave che non è stato ascoltato nel processo di primo grado.
La lettera, consegnata durante l’udienza di ieri alla Corte d’Appello di Napoli, rappresenta un tentativo da parte di Limata di fare chiarezza sui fatti e di ottenere una revisione della sua condanna.
L’omicidio di Aldo Gioia, avvenuto nell’aprile del 2021, ha sconvolto la comunità avellinese. Limata, all’epoca 23enne, era il fidanzato della figlia della vittima, Elena Gioia, con la quale aveva pianificato l’omicidio per poi scappare insieme.
Secondo la ricostruzione, Limata si è introdotto nell’appartamento di Gioia, nel centro di Avellino, e lo ha colpito con 13 coltellate. Il piano prevedeva anche l’omicidio della moglie e della sorella di Elena, ma le urla della vittima le hanno svegliate e le hanno costrette a fuggire.
Elena Gioia, inizialmente aveva tentato di inscenare un furto, ma la sua versione è stata smentita dalle indagini. Lei e Limata sono stati arrestati poche ore dopo il delitto e hanno confessato l’omicidio.
Nel corso del processo di primo grado, sono emersi messaggi scambiati tra i due fidanzati nei quali si delineava il piano di omicidio.
Ieri, in Corte d’Appello, tutti i legali delle parti in causa hanno rassegnato le loro conclusioni. Le parti civili, rappresentate dall’avvocato Francesca Sartori e dall’avvocato Brigida Cesta, hanno ribadito la richiesta di condanna per entrambi gli imputati.
La difesa di Elena Gioia, sostenuta dall’avvocato Livia Rossi, ha invece chiesto una revisione della pena in considerazione della sua collaborazione con la giustizia e del suo pentimento.
L’avvocato Rolando Iorio, difensore di Giovanni Limata, oltre a chiedere l’audizione del testimone chiave, ha insistito sulla richiesta di revisione della pena, sottolineando il pentimento del suo assistito e la sua volontà di assumersi la responsabilità delle sue azioni.
I giudici della Corte d’Appello, presieduti dalla dottoressa Ginevra Abbamondi, si sono riservati di decidere sulla richiesta di Limata e scioglieranno la loro decisione alla prossima udienza, fissata per lunedì 15 aprile.
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