“Anche noi nel settore siamo perplessi sulla dinamica degli eventi”, ha spiegato Giuseppe Del Giudice, docente di costruzioni idrauliche presso l’Università di Napoli e titolare della cattedra di impianti idroelettrici, durante un’intervista a Repubblica.
“Nella nostra memoria, così come nei ricordi dei colleghi, non si è mai verificato un incidente di tale portata”. Del Giudice tenta quindi di chiarire: “Il pozzo della centrale è composto da due componenti principali: la turbina e l’alternatore.
La turbina ruota grazie all’impatto dell’acqua. Un albero la collega all’alternatore, che trasforma l’energia della rotazione in elettricità. Mentre la turbina rimane costantemente raffreddata dall’acqua che la investe, l’alternatore non gode di questa stessa protezione.
L’attrito generato dalla rotazione produce calore, necessitando quindi di un sistema di raffreddamento composto da tubi e oli. Se dovessi individuare un punto critico, sarebbe certamente l’alternatore”.
E insiste: “Per prevedere misure di sicurezza, è essenziale anticipare le possibili fonti di pericolo. Tuttavia, nessuno di noi immaginava che una centrale di questo tipo potesse incorrere in un incidente così grave”.
Del Giudice sottolinea l’importanza di non “demonizzare” l’energia idroelettrica e sottolinea che le centrali di pompaggio, come ad esempio Bargi, sono fondamentali per la transizione energetica poiché compensano la variabilità delle fonti solari e eoliche.
“Queste centrali generano elettricità quando le altre fonti sono meno disponibili”, conclude.
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