Richieste di 104 (per la cura dei disabili) non accolte, i ricongiungimenti familiari difficili, i trasferimenti, i congedi. E’ quel mondo di diritti riconosciuti per ogni cittadino che, a quanto pare, diventerebbe ‘lusso’ per un militare italiano. E non è tutto spiegabile con la particolarità della professione militare.
‘La Costituzione e gi innumerevoli interventi della Corte hanno ridotto la distanza tra militare e cittadino’ eppure i diritti soggettivi e costituzionali degli uomini e delle donne in stellette sembrano, in alcuni casi, compressi. La denuncia l’ha lanciata forte e chiara al primo congresso nazionale del Sindacato Unico dei Militari (S.U.M.), ieri sera a Roma, Cinzia Naro Raimonda, Capo Dipartimento Graduati e Volontari di Truppa del Sindacato Unico dei Militari e Artigliere dell’Esercito Italiano.
IL VERO WELFARE DA ALCUNI COMANDANTI – ‘Le mansioni che svolgiamo non sempre hanno un orario lavorativo definito, non lo hanno mai le posizioni più operative, da permettere al personale una stabile organizzazione familiare perché in base all’attività che dobbiamo svolgere, i nostri orari sono sempre mutevoli, possono portarci lontano da casa per giorni, settimane o mesi. Per superare le difficoltà incontrate negli anni, a causa di un’ordinamento non ancora del tutto maturo per far fronte a questi problemi, in alcuni casi è venuto in aiuto il buon senso dei Comandanti che da una parte hanno compreso le problematiche del personale (in assenza di adeguati servizi di welfare come scuole dell’infanzia in tutte le basi), ma dall’altra hanno dovuto affrontare le esigenze organico funzionali dei Reparti. Abbiamo famiglie divise dalla geografia, le difficoltà che il personale affronta sottraggono energie e concentrazione al nostro lavoro’, ha ricordato Naro.
RELAZIONI PRIVATE SOFFERTE E SEPARAZIONI – Sono le relazioni private a soffrirne di più. Un esempio su tutti: ‘Sembrerebbe che l’operazione Strade sicure oltre che a prevenire la criminalità stia provocando anche una crisi tra alcune coppie coniugate- aggiunge Naro- ci giungono numerose richieste di aiuto dal personale che lamenta importanti difficoltà sia con i figli che con il proprio coniuge, causa il protrarsi di queste lunghe assenze da casa, che una rotazione adeguata tra il personale non garantisce la giusta permanenza a casa per poter stare accanto alla propria famiglia.
Disagi che aumentano quando il coniuge non è un militare, a tal riguardo, vogliamo rammentare che in questi casi non vengono riconosciuti l’esonero dalla sovrapposizione completa dell’orario di servizio e la possibilità di presentare istanze di ricongiungimento del nucleo familiare, in sostanza, quella famiglia non si ricongiungerà mai, considerato il basso tasso di occupazione in Italia, abbiamo interi nuclei familiari spaccati perché difficilmente uno dei due coniugi riuscirà a lasciare il lavoro lì dove si trova per avvicinarsi alla famiglia per ricercare un nuovo impiego’. Sotto osservazione, come ha spiegato alla Dire la Capo Dipartimento graduati del sindacato, c’è quindi tutto quello che ruota intorno alla famiglia: dall’accudimento dei figli, all’assistenza a un disabile, alle separazioni e alla conseguente gestione dei figli minori in affido.
TRASFERIMENTI – Un colpo sul personale l’ha procurato la nuova circolare sui Trasferimenti: ‘Ci si interroga su come vengano calcolate le posizioni organiche da ripianare che a nostro avviso, sembrano un po’ carenti quando le si vanno a comparare con tutte le posizioni disponibili, conferite alle prime assegnazioni’, ha sottolineato. I diritti soggettivi sembrerebbero comprimersi quando si parla di condizioni di fragilità. ‘Da un esame della circolare si desume che il personale in attesa di riconoscimento di causa di servizio, subirà una decurtazione del punteggio ingiusta, perché come tutti sappiamo, le tempistiche per un tale riconoscimento possono durare anche diversi anni’. E ancora ha ricordato: ‘Riteniamo che il punteggio della distanza chilometrica fra la sede di servizio e quella desiderata del personale in temporanea assegnazione parimenti a chi invece è effettivo in quella sede sia iniquo. Vogliamo ricordare che il personale in temporanea assegnazione, non sempre ha la facoltà di scegliere la propria condizione, dove spesso il diritto di una scelta (come quello che viene riconosciuto ad esempio per mandato elettorale), si sovrappone a un importante bisogno legato ad una malattia’.
LEGGE 104 E ASSISTENZA AI DISABILI – Un capitolo a parte è la legge 104, quando per un proprio familiare si renda necessaria un’assistenza continuativa. Spesso viene rigettata e spiega Naro Raimonda: ‘Chi si trova in questa condizione, non sempre può delegare a qualcuno i propri doveri di figlio o peggio ancora di genitore, inoltre si trova in questa condizione per un tempo indefinito che può durare un giorno o una vita, condizione che spesso non gli consente di fare progetti a lungo termine’.
Strettorie anche nella genitorialità, per ‘chi gode dei benefici dell’art. 42/bis del decreto legislativo 151 (che prevede la possibilità per il genitore di figlio di età inferiore a tre anni di richiedere l’assegnazione temporanea nella Provincia o Regione ove l’altro genitore presta la propria attività lavorativa). Troviamo ingiusto penalizzare il personale che usufruisce di tale diritto- ribadisce- tanto più che questi beneficiano di tale strumento solamente per una finestra temporale limitata e ben definita nel tempo, che appaga non soltanto il desiderio di un genitore di stare accanto ai propri figli ma soprattutto riconosce quei diritti al bambino e dà la possibilità al lavoratore di ottemperare ai propri doveri.
Giudichiamo i parametri utilizzati per il calcolo del punteggio della distanza fra la sede di servizio e quella richiesta del personale in temporanea assegnazione ingiusto e scorretto. A questo si aggiungono anche le segnalazioni di alcuni colleghi che non hanno potuto presentare domanda perché gli mancano uno o due mesi per raggiungere il vincolo dei tre anni di permanenza nel reparto di prima assegnazione per parteciparvi e che quindi nonostante siano in temporanea assegnazione da più di 10 anni rimarranno bloccati finché non torneranno a reparto, ipotesi molto vaga se parliamo di legge 104′. Sono cose che abbiamo comunque segnalato allo Stato Maggiore’.
‘Il personale più anziano della categoria graduati- spiega ancora la Capo Dipartimento graduati del S.U.M. – lamenta il senso di frustrazione che vivono e hanno vissuto negli anni, come ci riferiscono alcuni colleghi appartenenti al 10 corso VSP, un corso di 10.000 unità passato in servizio permanente nel 2002, che ha dovuto sostenere quella che loro stessi hanno definito una vera e propria corsa campestre per poter partecipare alle domande di trasferimento, in quanto il limite di età per potervi partecipare veniva maggiorato di anno in anno, allontanando di volta in volta la domanda, il che ha posto il trasferimento nel loro immaginario collettivo, come un traguardo irraggiungibile. Lo stesso personale oggi si vede la beffa di un limite di età che dai 56 anni in poi non gli permetterà più di partecipare, assottigliando ancora di più quella finestra temporale già di per sé stretta. Il personale si chiede come mai un fante, un artigliere, un esploratore o un operatore forze blindo-corazzate, posizioni organiche prettamente operative, dai 40 anni in poi possa continuare a svolgere il proprio incarico nel Reparto in cui si trova ma non possa domandare di farlo altrove, dove magari riuscirebbe a farlo pure meglio e più serenamente perché finalmente supportato dal fatto di avere la famiglia vicina’.
Da qui un accorato appello: ‘L’85% dei militari non è iscritto al sindacato, le sfide non si vincono con inerzia. Quando si parla di specificità militare non si può pensare di racchiudere il concetto in poche semplici parole ma bisogna addentrarsi in quello che è lo status militare, in quella che è la vita del militare a 360 gradi’, li dove sono intatti singoli diritti costituzionali ‘che possono essere esercitati anche da chi serve la Patria in armi”.
Articolo pubblicato il giorno 12 Aprile 2024 - 19:48