Confesercenti Campania alza la voce contro la contraffazione diffusa nel commercio, un fenomeno che provoca ingenti danni alle attività commerciali che pagano le tasse, rispettano le leggi e vendono prodotti in regola.
Secondo il centro studi di Confesercenti Campania, si stima che il mercato del falso eroda a Napoli circa 200 milioni di euro di fatturato all’anno, per un utile netto di 40 milioni sottratto alle casse degli imprenditori che rispettano tutte le norme, sia con riferimento ai prodotti che con riferimento alle tasse e agli oneri per i dipendenti. L’esercito di abusivi è composto di almeno mille unità, orientativamente.
“La posizione di Confesercenti sul tema della contraffazione- afferma Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania e vicepresidente Nazionale con delega al Mezzogiorno – è molto netta: si tratta di un fenomeno criminale intollerabile.
Basti pensare che le organizzazioni criminali ultimamente stanno guadagnando di più con la contraffazione che con la droga, con la differenza che si rischia molto meno.
Gli abusivi, infatti, rischiano al massimo la chiusura dell’esercizio e della licenza commerciale, se ce l’hanno, più una piccola ammenda.
Il mercato del falso si sviluppa soprattutto per strada, e l’esercito di abusivi di mille unità che vende prodotti contraffatti limita l’economia reale, facendo una guerra scorretta ai veri commercianti. E’ necessaria una risposta concreta e tempestiva del governo nazionale su questo tema, anche per aumentare i controlli”.
I Comuni hanno pochissimi strumenti per controllare e reprimere questo fenomeno. Per questo Confesercenti Campania invoca l’intervento dello Stato
“E’ urgente legiferare per limitare questo fenomeno sul quale i Comuni hanno le mani legate. Quando la polizia municipale sequestra merce contraffatta- spiega Vincenzo Schiavo – ha innanzitutto il problema di dove mettere questi prodotti perchè è costretta a custodirli in un deposito, con un aggravio di spesa per le amministrazioni.
La merce intanto resta lì per molti anni perchè non può essere regalata, venduta o riqualificata visto che se ne ignora la tracciabilità e quindi non è possibile escludere l’utilizzo di prodotti nocivi. Questo circolo vizioso diventa solo un costo per lo Stato e conseguentemente per i cittadini. Bisogna urgentemente fornire ai Comuni gli strumenti normativi per poter sequestrare e distruggere, indipendentemente dal tipo di prodotto e dal tipo di materiale utilizzato, tale merce.
Naturalmente ciò andrebbe fatto avvalendosi di aziende qualificate per il corretto smaltimento. Il sistema italiano non funziona e questo pesa sulle spalle dei cittadini onesti che lavorano e pagano le tasse”.
Il mercato del falso è un problema atavico con poche soluzioni, ad oggi, e lungo le vie di Napoli spesso si assiste a scene ripetitive senza esito positivo.
“Fin quando non si affronterà il problema in modo serio, continuerà lo spettacolo tristissimo che va in scena tutti i giorni nelle vie del centro delle nostre città: passano i vigili e gli abusivi si allontanano portando con sè i loro prodotti contraffatti; i vigili vanno via e questi signori, quasi tutti stranieri, rientrano nelle loro postazioni abusive prendendo in giro le forze dell’ordine che a loro volta, purtroppo, sanno che non possono sequestrare la merce perchè non sanno dove metterla”.
Insieme a questo fenomeno si stanno sviluppando anche altri problemi paralleli, che rientra sempre nell’alveo della contraffazione e nella sistematica violazione delle legge e delle regole del commercio.
“Occorrono misure urgenti – sottolinea Schiavo – anche per contrastare l’abitudine di alcune grosse strutture che ospitano commercianti all’ingrosso che invece vendono al dettaglio. Servono regole serie e urgenti anche con riferimento all’utilizzo dei social. Su Tik-Tok, ad esempio, ci sono tante persone che vendono prodotti contraffatti di ogni genere creando difficoltà enormi ai commercianti regolari che si sentono impotenti. Lo Stato decidesse se stare dalla parte degli imprenditori, tutelandoli e difendendoli, oppure rimanere in quella zona grigia dove chi può fa, chi non può non fa!”.
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