Parte dalla fine, dal 31 gennaio 2023, il racconto della vicenda giudiziaria di Michele Padovano, raccolta nell’intervista che gli dedica #RadioSerie A. Quel giorno arrivò “la salvezza. Non so trasferire l’emozione che provai quando mi chiamarono i miei avvocati per gridarmi ‘Michele sei stato assolto, è finita’. Una liberazione, per me e la mia famiglia”.
Dopo 17 anni – trascorsi tra carcere, arresti domiciliari ed obbligo di firma – l’ex attaccante di Juventus, Napoli e Genoa era stato assolto dall’accusa di aver finanziato un traffico internazionale di droga. Il caso di Padovano è diventato così emblematico che anche il ministro della difesa, Guido Crosetto, aveva commentato nei giorni scorsi sul suo profilo X: “… aveva solo prestato dei soldi ad un amico di infanzia. Chi pagherà? Solo lui e i suoi cari”.
“E’ una storia che fortunatamente oggi io posso raccontare” dice nell’intervista Padovano. Tanti altri no, “perché o marciscono in galera da innocenti oppure si ammalano e muoiono. Ringrazio Dio, la mia famiglia ed il mio carattere che mi ha aiutato ad affrontare e superare certi momenti che non auguro neanche al mio peggior nemico”. Condannato ad 8 anni ed 8 mesi in primo grado, a 6 anni e 8 mesi in appello.
La Cassazione ordina un appello bis che porta all’assoluzione. Dal 2006 sono stati 17 anni “terribili, terrificanti… devo ringraziare tantissimo i miei avvocati”, assunti dopo l’appello, “Giacomo Francini e Michele Galasso, che hanno preso la mia vicenda come fosse la loro”, studiandola “notte e giorno”. Tutto era iniziato con un prestito di 36mila euro ad un amico che avrebbe dovuto usarli per acquistare un cavallo.
“Un’amicizia che io non ho mai rinnegato. Sono sicuro che lui quei soldi li abbia usati davvero per comprare cavalli – prosegue Padovano – L’unica precauzione era stata darli alla moglie per non essere coinvolto e proprio quello ha insospettito gli inquirenti. E da lì è partito un iter che secondo me non sarebbero serviti 17 anni per chiarire”.
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