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Gianni Fabbris, leader degli allevatori casertani riuniti nel Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino e nella Rete Interregionale degli allevatori, torna a protestare contro il silenzio della politica nazionale sulla brucellosi e tbc bufaline. Dopo diversi scioperi della fame, questa volta Fabbris si trasferirà a Roma per attuare la sua protesta sotto il Ministero della Salute a partire dal 16 aprile.
Le motivazioni della protesta
Gli allevatori contestano il piano di eradicazione della Regione Campania, che secondo loro è troppo focalizzato sull’abbattimento degli animali risultati positivi, senza adeguate verifiche. Fabbris cita dati della Procura di Santa Maria Capua Vetere che mostrano come dal 2012 siano stati abbattuti oltre 140mila capi bufalini, di cui solo l’1% risultato realmente affetto da brucellosi e tbc dopo le autopsie.
Le richieste degli allevatori
Gli allevatori chiedono:
La nomina di un Commissario Nazionale per risolvere i problemi della brucellosi e tbc nelle regioni meridionali.
Ulteriori analisi per confermare la positività degli animali prima dell’abbattimento.
Un piano di eradicazione che non si basi unicamente sull’abbattimento.
Le accuse agli interessi economici
Fabbris denuncia la presenza di interessi economici che ostacolerebbero la risoluzione del problema. Secondo il Coordinamento, “finchè c’è brucella c’è business”.
Le speranze per il futuro
Nonostante le difficoltà, Fabbris non demorde e spera in un intervento concreto da parte del Governo: “Questo non è il tempo dei magistrati ma della responsabilità della politica. Ora è il tempo delle risposte da parte della politica. Risposte che non possono essere più rimandate e che, peraltro, sono state abbondantemente annunciate.”
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