C’è un’inchiesta sulla tragedia del bimbo di 13 mesi azzannato e ucciso da due pitbull nel cortile di una abitazione, mentre la mamma del piccolo e lo zio provano inutilmente ad allontanare gli animali. La dinamica è ancora da chiarire.
Secondo le prime testimonianze, il bambino era in braccio alla mamma e allo zio quando uno dei pitbull lo ha attaccato. L’altro cane si è poi unito all’aggressione. La mamma ha tentato di intervenire per difendere il figlio, ferendosi, mentre lo zio è caduto a terra facendosi male a un ginocchio.
Nonostante l’arrivo immediato dell’ambulanza, il piccolo non è sopravvissuto.
I pitbull sono stati portati via dal servizio veterinario della Asl di Salerno e chiusi in un canile di Caserta. Non avevano mai manifestato segni di aggressività in passato.
Le indagini sono in corso per accertare le cause dell’accaduto. Il sindaco di Eboli, Mario Conte, ha espresso il suo cordoglio alla famiglia della vittima e ha annunciato che seguirà la vicenda da vicino.
L’episodio ha riacceso il dibattito sulla detenzione di cani di razza pitbull. L’Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione degli animali, ha chiesto al legislatore di “regolamentare la detenzione di determinati tipi di cani che troppo spesso vengono scelti anche da persone non in grado di gestirli correttamente”. L’Aidaa, Associazione italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, ha invitato a “accertare la dinamica dei fatti prima di gettare la croce addosso ai due cani”.
L’esperto in educazione cinofila Pierluigi Raffo ha sottolineato che “la responsabilità è di chi gestisce cani di particolari razze, che dovrebbe seguire un percorso formativo specifico e conseguire un patentino. Ma purtroppo quasi nessuno lo fa, e nessuno controlla”.
Articolo pubblicato il giorno 22 Aprile 2024 - 20:32