La rassegna ideata, promossa e finanziata dall’Assessorato al Turismo e alle Attività produttive del Comune di Napoli, parte il 28 marzo fino al primo maggio.
Il programma, che si svolgerà durante tutto l’arco delle festività pasquali e arriverà fino al primo maggio, è stato presentato alla stampa dall’assessora al Turismo e alle Attività produttive Teresa Armato e dall’antropologo Marino Niola, supervisore della rassegna. Obiettivo di “Vedi Napoli e poi mangia” è raccontare la tipicità gastronomica di Napoli con approfondimenti culturali, storici e artistici su alcune delle pietanze più rappresentative della cucina partenopea.
“Lo scorso anno “Vedi Napoli e poi mangia” ha avuto un grande successo e, quindi, abbiamo deciso di replicare questa rassegna che racconta molto dell’identità napoletana – dichiara l’assessore al Turismo Teresa Armato –. Una delle cose che ci piace raccontare di “Vedi Napoli e poi mangia” è la relazione forte che c’è tra la napoletanità e il cibo della nostra città, che ha ragioni e radici profonde e antiche. L’idea non è solo quella di far vedere come si prepara la zuppa di cozze del giovedì santo, che apre il calendario degli eventi, ma anche di racconterne la storia con un intreccio forte con la cultura napoletana. Gli appuntamenti si terranno in sette luoghi della nostra città, alcuni iconici e altri meno noti e quindi, con questa rassegna, viene anche espressa l’esigenza di far conoscere tutta la nostra città, non solo il suo centro storico. Il nostro osservatorio prevede 200.000 arrivi nel week end di Pasqua, gli albergatori comunicano una copertura dall’80% all’85% e nell’extra alberghiero la percentuale sale leggermente.
Il turismo nella nostra città è in crescita e quindi deve crescere la nostra consapevolezza che, essendo questo un settore di sviluppo, di occupazione e benessere, non solo di svago, dobbiamo essere all’altezza di governarlo. Accanto a un’offerta turistica esperienziale, vengono implementati i servizi, come approntato dalla task force che il Sindaco Manfredi ha voluto istituire con quattro assessori, oltre me, Cosenza, De Iesu e Santagada: svuotamento più frequente dei cestiti, pulizia più frequente delle strade, maggiore dislocazione di vigili e mobilità pubblica più attiva. Stiamo istallando i bagni pubblici mobili, ci sono info point e tutor turistici, che si occupano della prima accoglienza e vengono dislocati anche nei luoghi dove c’è maggiore affluenza suggerendo ai turisti percorsi alternativi”.
”Vedi Napoli e poi mangia rivela come Napoli abbia una maniera particolare di fare cultura – dichiara l’antropologo Marino Niola. – Non è una rassegna ingessata che non ha rapporto con tutte le altre cose ma mostra, piuttosto, che qui la cultura e la vita quotidiana sono una sola cosa ed è questo che attrae, soprattutto in questo momento, in cui il mondo è omologato e spaventato, al punto di attaccarsi a quei parametri astratti della qualità della vita. Basta venire a Napoli e ci si interroga veramente su cosa sia la qualità della vita, che qui, a dispetto delle statistiche e dei parametri, è altissima. Una delle ragioni dell’altissima qualità della vita sta proprio nel cibo, nel modo di concepirlo come strumento di relazione sociale, di condivisione e di piacere. Goethe dice che i napoletani lavorano così bene e riescono a raggiungere risultati strepitosi grazie alla loro fantasia, creatività e intelligenza, perché lavorano come se stessero giocando.
Il cibo è figlio di tutto questo e in tutti i cibi che andremo a raccontare e ad assaggiare nel corso della rassegna, ci sono i capisaldi della cultura gastronomica napoletana, a cominciare dalle cozze del giovedì santo, che sono un cibo sacro, in parte diventato tale grazie a uno dei personaggi chiave della Napoli del ’700, padre Rocco. Se la cozza ha una grande importanza nella gastronomia napoletana, questo ci viene anche dai fondatori greci, con le monete che hanno come emblema da una parte la testa di Atena e dall’altra la cozza. Racconteremo la verità della genovese, che sta in un mai scritto e mai stampato della seconda metà del ’200, custodito alla biblioteca nazionale di Francia, il cosiddetto “Meridionale”, un manoscritto della corte di Napoli angioina dove compare per la prima volta una ricetta che si chiama “Tria alla genovese” ed è un sugo di cipolla cotta molto a lungo senza carne. Il miglior modo per conoscere una città è mangiarsela, provare le sensazioni e le emozioni di chi con quel cibo ci è cresciuto”.
Curiosità e aneddoti sulla cucina napoletana e sulla sua vocazione internazionale, con eventi in cui, insieme a show cooking e degustazioni, saranno inserite in calendario performance artistiche. Dal 28 marzo all’1 maggio gli appuntamenti toccheranno diversi luoghi della città, componendo uno straordinario percorso del gusto: Refettorio Regina Coeli, Associazione Pizzaioli Napoletani, San Domenico Maggiore, Sala del Lazzaretto, Monastero di Santa Maria in Gerusalemme (l’Atrio delle Trentatrè), Real Orto Botanico, Terme di Agnano. Le pietanze protagoniste: Le Cozze del giovedì santo, La Margherita tra santi e regine, La Parmigiana, Casatiello tra dolce e salato, La Pastiera, Zeppole di San Giuseppe fritte, Minestra Maritata, Polpette classiche e vegetariane, La Genovese a Napoli, Baccalà sotto il Vesuvio, Cioccolato e Caffè, Pasta al Forno, Pasta & Piselli, Lasagna Partenopea.
L’organizzazione degli eventi è a cura di Donatella Cagnazzo (Tenevents).
Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero su prenotazione su eventbrite.it.
Articolo pubblicato il giorno 27 Marzo 2024 - 12:44 / di Cronache della Campania