Il debutto pubblico di Francesco Schiavone come collaboratore di giustizia potrebbe avvenire, presto, molto presti: addirittura tra 4 giorni. Sandokan potrebbe testimoniare il 3 aprile prossimo nel processo ai funzionari di Rete Ferroviaria Italiana accusati di collusione con il clan.
Le sue dichiarazioni potrebbero incastrare Nicola Schiavone, storico prestanome del boss, e individuare la “cassaforte” dei Casalesi e quindi potrebbe avere un impatto significativo su uno dei più recenti e cruciali processi riguardanti il coinvolgimento dei colletti bianchi del clan.
Si tratta del processo contro funzionari di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) accusati di favorire ditte colluse in cambio di denaro e regali. Il processo, nato dalle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha portato a 35 arresti nel maggio del 2022 e coinvolge complessivamente 69 indagati per gravi reati, tra cui associazione camorristica, estorsione, corruzione e riciclaggio.
Anche se non è direttamente coinvolto come imputato, la collaborazione di Schiavone potrebbe influenzare il caso, soprattutto per quanto riguarda il ruolo del 70enne Nicola Schiavone, considerato il suo storico prestanome. Nicola Schiavone è tra gli imputati per associazione camorristica in un processo che ha preso avvio nel dicembre scorso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
La prossima udienza del processo è prevista per il 3 aprile, e si attendono sviluppi significativi, inclusi i primi contributi di Schiavone come collaboratore di giustizia, che potrebbero essere cruciali per incriminare Nicola Schiavone e, forse, individuare il tesoro nascosto dei Casalesi.
Nicola Schiavone, amico di lunga data di Sandokan, è stato sempre considerato un elemento chiave nella rete di relazioni del clan, sebbene non abbia mai subito condanne significative. Tuttavia, la sua presunta connessione con il mondo criminale è stata oggetto di indagini e processi nel corso degli anni.
Anche se le accuse contro Nicola Schiavone nel processo RFI sono gravi, alcune fasi del procedimento hanno registrato battute d’arresto per la Procura, con esclusioni di gravi indizi di associazione camorristica. Inoltre, il giudice per l’udienza preliminare di Napoli ha recentemente assolto Nicola Schiavone da accuse di riciclaggio e intestazione fittizia di beni, smontando un importante tassello dell’inchiesta anticamorra.
Secondo il giudice, non vi sarebbe stata alcuna prova di un coinvolgimento economico-criminale tra Nicola Schiavone e Francesco Schiavone, ma piuttosto un legame basato su motivi di riconoscenza per l’aiuto ricevuto negli anni ’70, quando Francesco Schiavone trasferì loro le sue aziende.
Mentre alcuni imputati nel processo RFI hanno già ricevuto condanne, il destino di Nicola Schiavone rimane incerto. La collaborazione di Sandokan potrebbe ora modificare radicalmente la dinamica del processo, aprendo nuove prospettive e gettando luce su vecchi misteri.
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