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Pompei, i segreti dell’edilizia romana negli scavi della Regio IX

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Nel corso degli scavi presso il Parco Archeologico di Pompei, nuove informazioni sull’edilizia romana stanno emergendo. Nella Regio IX, insula 10, sono stati rinvenuti importanti reperti di un cantiere romano attivo fino all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., tra cui strumenti di lavoro, tegole e mattoni di tufo.

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Gli studi indicano che il cantiere era attivo fino al giorno dell’eruzione e coinvolgeva l’intero isolato. Particolari testimonianze sono state trovate nella casa con il panificio di Rustio Vero, come numeri romani scritti a carboncino e tracce di attività di cantiere in vari ambienti con strumenti e materiali da costruzione.

Le scoperte nella casa includono anfore riutilizzate per lavori di costruzione, strumenti di cantiere per la preparazione della malta e numerosi cumuli di pietre da utilizzare nella ricostruzione dei muri. Il coinvolgimento di esperti del Massachusetts Institute of Technology ha permesso di approfondire le tecniche costruttive impiegate, come il “hot mixing” della calce viva con la sabbia pozzolanica.

Nel cantiere di Pompei, la miscela di calce viva e sabbia pozzolanica veniva idratata e applicata alle pareti ancora calda, accelerando i tempi di costruzione. Questo approccio differisce dalla pratica tradizionale di spegnere prima la calce prima di mescolarla con gli inerti per creare malta o cemento.

Si tratta di un’“occasione straordinaria per sperimentare le potenzialità di una stretta collaborazione tra archeologi e scienziati dei materiali”, scrivono gli autori di un articolo pubblicato sull’E-Journal degli Scavi di Pompei.

Nell’analisi dei materiali e delle tecniche costruttive, il Parco Archeologico di Pompei si è avvalso del supporto di un gruppo di esperti del Massachusetts Institute of Technology, USA. “L’ipotesi portata avanti dal team è quella dello hot mixing, ovvero la miscelazione a temperature elevate, dove la calce viva (e non la calce spenta) è premiscelata con pozzolana a secco e successivamente idratata e applicata nella costruzione dell’opus caementicium”, si legge nel testo.

“Pompei è uno scrigno di tesori e non tutto si è svelato nella sua piena bellezza. Tanto materiale deve ancora poter emergere. Nell’ultima Legge di Bilancio abbiamo finanziato nuovi scavi in tutta l’Italia e una parte importante di questo stanziamento è destinata proprio a Pompei – dichiara il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – Mi ha fatto molto piacere quando il direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel, ha ricordato che, mai come in questo momento, sono attivi così tanti scavi nel sito: possiamo dire che è un record degli ultimi decenni. Allo stesso tempo stiamo lavorando anche su altri fronti. Nei mesi scorsi il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha ceduto al Ministero della Cultura l’ex Spolettificio di Torre Annunziata, dove nascerà un grande museo per raccogliere tutti questi reperti”.

“Lo scavo nella Regio IX, insula 10, progettato negli anni del Grande Progetto Pompei sta dando, come era prevedibile, importanti risultati per la conoscenza della città antica. Un cantiere di ricerca interdisciplinare, nato come il precedente scavo della Regio V, dalla necessità di mettere in sicurezza i fronti di scavo, ossia le pareti di materiale eruttivo lasciate dagli scavi del XIX e XX secolo che incombono pericolosamente sulle aree scavate. Pompei continua a essere un cantiere permanente dove ricerca, messa in sicurezza, manutenzione e fruizione sono attività connesse e prassi quotidiana”, afferma il Direttore generale Musei, Massimo Osanna.

“È un ulteriore esempio di come la piccola città di Pompei ci fa capire tante cose del grande Impero romano, non ultimo l’uso dell’opera cementizia. Senza il cementizio non avremmo né il Colosseo, né il Pantheon, né le Terme di Caracalla.

Gli scavi in corso a Pompei offrono la possibilità di osservare quasi in diretta come funzionava un cantiere antico – sottolinea il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – I dati che emergono sembrano puntare sull’utilizzo della calce viva nella fase di costruzione dei muri, una prassi già ipotizzata in passato e atta ad accelerare notevolmente i tempi di una nuova costruzione, ma anche di una ristrutturazione di edifici danneggiati, per esempio da un terremoto.

Questa sembra essere stata una situazione molto diffusa a Pompei, dove erano in corso lavori un po’ ovunque, per cui è probabile che dopo il grande terremoto del 62 d.C., diciassette anni prima dell’eruzione, ci fossero state altre scosse sismiche che colpirono la città prima del cataclisma del 79 d.C. Ora facciamo rete tra enti di ricerca per studiare il saper fare costruttivo degli antichi romani: forse possiamo imparare da loro, pensiamo alla sostenibilità e al riuso dei materiali”.


Articolo pubblicato il giorno 25 Marzo 2024 - 09:58


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