Un epilogo giudiziario sconcertante: dopo quattro processi e cinque anni di carcere, l’imputato per l’omicidio dell’imprenditore agricolo Pasquale Guarino è stato assolto per mancanza di prove. Il delitto, avvenuto alla luce del sole nel 2015 davanti a diverse persone, resta quindi senza un colpevole.
Il 23 settembre 2015, Guarino fu ucciso nella sua azienda a Santa Maria Capua Vetere da un rapinatore che, insieme a due complici, tentò di rubargli l’incasso del mercato. L’imprenditore reagì per difendere i suoi dipendenti, ma venne colpito a morte.
Un’assoluzione controversa: l’unico imputato per l’omicidio era il 32enne albanese Argit Turshilla, arrestato nel 2018 e condannato a 22 anni di carcere in primo grado.
La Corte d’assise di Santa Maria Capua Vetere aveva poi aumentato la pena a 23 anni, ma la Cassazione aveva annullato la sentenza con rinvio. La Corte di Appello di Napoli ha infine assolto Turshilla per mancanza di prove.
Le ombre del caso: la famiglia di Guarino, costituitasi parte civile nel processo, ha espresso forte rammarico per l’assoluzione. Rimangono infatti molti dubbi sulla dinamica dell’omicidio e sull’identità dei complici di Turshilla.
Un’indagine bis e possibili sviluppi: il cugino di Turshilla, Roland, 41enne dipendente di Guarino al momento del fatto, è indagato come basista del colpo. Arrestato due volte, è stato scarcerato dal Riesame ma la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha riaperto l’indagine. Roland e un altro albanese irreperibile sono gli unici presunti partecipi ai fatti, ma gli esecutori materiali restano senza un nome.
La speranza di giustizia: la famiglia di Guarino e la Procura di Santa Maria Capua Vetere non si arrendono e attendono le motivazioni della sentenza per decidere se ricorrere in Cassazione. L’obiettivo è ottenere finalmente giustizia per un omicidio che ha sconvolto la comunità.
Articolo pubblicato il giorno 28 Marzo 2024 - 21:07 / di Cronache della Campania