Il rapper Geolier, all’anagrafe Emanuele Palumbo, è stato accolto da un caloroso applauso all’Università Federico II di Napoli, dove ha incontrato gli studenti dell’ateneo di Scampia.
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Geolier, con indosso un maglione blu e un cappellino rosso, si è subito connesso con i circa 500 ragazzi presenti in aula, sottolineando: “Sono felice e onorato di essere qui. Non ho nulla da insegnarvi, anzi, posso solo imparare da voi. Non è una lezione, ma una chiacchierata tra amici”.
Il rapper ha poi affrontato il tema dei pregiudizi su Napoli: “Sono tutti sbagliati. Il più brutto che ho sentito è quello sull’orologio, di chi viene da Milano e chiede di tenergli da parte la collanina o l’orologio. Mi danno fastidio, sono pregiudizi stupidi. Napoli non è solo criminalità, ha anche tante cose belle”.
Geolier ha ammesso che il tempo lo ha fatto maturare come artista: “Nei miei pezzi di oggi parlo in modo diverso rispetto al 2018 o al 2019. È una responsabilità che mi sono preso, ma l’arte non ha una responsabilità educativa, quello devono farlo altri”.
“L’arte ha la responsabilità di curare e di intrattenere”, ha aggiunto Geolier. “Le mie canzoni possono farti ballare, o aiutarti in un momento difficile”.
Il rapper ha poi confessato di soffrire d’ansia: “In un disco c’è un lavoro dietro impressionante, è come un esame universitario. Ancora devo trovare un metodo di lavoro. Il mio timore è non essere capito. ‘Il Coraggio dei Bambini’ è stato il pezzo più ascoltato lo scorso anno, ma molti non capiscono il napoletano e questo mi fa male”.
Geolier ha concluso il suo intervento con un tocco di invidia per gli studenti: “Vi invidio, sopportate delle pressioni assurde sul lungo periodo. Io dopo un disco in cui metto tutto me stesso, mentre voi studiate e assimilate, dovreste spiegare voi a me come fare per sopportare le pressioni”.
“Noi che veniamo dalla periferia siamo più forti, proprio perché veniamo dalla periferia. Abbiamo una fame che gli altri non hanno”. “Io sono andato a lavorare a 9 anni – ha spiegato – e a volte si pensa che venire dalla periferia sia uno svantaggio. La verità è che noi abbiamo la fame negli occhi e gli altri no”.
L’incontro con Geolier è stato un’occasione per gli studenti di conoscere un artista capace di raccontare la realtà di Napoli con originalità e sensibilità. Un momento di confronto intergenerazionale che ha acceso la riflessione su temi come i pregiudizi, la responsabilità dell’arte e le pressioni del successo.
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