Durante la trasmissione “Giù la maschera” su Rai Radio 1, dedicata oggi alla città di Napoli con il titolo ‘All’ombra del Vesuvio: tra speranza e fatalismo’, lo scrittore e giornalista Maurizio De Giovanni ha espresso profonde riflessioni sul legame indissolubile che lo lega alla città partenopea.
“Se andassi via da Napoli non scriverei più una parola”, ha dichiarato, sottolineando l’influenza determinante che la città ha sulla sua ispirazione e sulla sua produzione letteraria. “Racconto quello che dice la città”, ha aggiunto, descrivendo Napoli come un luogo assorbente e “stretto”, caratterizzato da una densità di popolazione tra le più alte d’Europa nonostante i rischi connessi alla sua geografia vulcanica.
De Giovanni ha evidenziato le problematiche legate alla zona rossa, spesso sottovalutate ma sempre incombenti, accentuate dalle recenti scosse sismiche oltre il magnitudo 3 che hanno colpito la regione. Tuttavia, ha sottolineato che questa strettezza fisica ha contribuito a creare un’omogeneità culturale unica, che considera una ricchezza straordinaria.
Tra le peculiarità dei napoletani, De Giovanni ha evidenziato due aspetti fondamentali: la provvisorietà e il fatalismo. “La provvisorietà porta alla duttilità e alla capacità di guardare al futuro sempre con ottimismo”, ha spiegato, evidenziando la resilienza del popolo napoletano di fronte alle avversità.
Riguardo al fatalismo, ha commentato: “Contro il Vesuvio, come contro i Campi Flegrei, non c’è possibilità di combattimento”. Tuttavia, ha anche sottolineato che la scaramanzia è considerata più un vezzo che una credenza reale, citando l’esempio della festa per lo scudetto vinto dal Napoli lo scorso anno, celebrata già due mesi prima nonostante mancasse ancora la matematica.
Articolo pubblicato il giorno 18 Marzo 2024 - 11:49