L’organizzazione di esperti broker di affari economici con sede a Portici ed Ercolano, sgominata oggi dalla Guardia di Finanza di Napoli con 8 persone finite in carcere, offriva ai propri clienti, circa 6mila, un pacchetto di servizi per delocalizzare e investire all’estero proventi illeciti.
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Avevano al loro servizio ben 15 dipendenti, grazie ai quali offrivano assistenza ai clienti sia mediante un centralino telefonico, sia attraverso una chat online, pubblicizzando i servizi offerti su numerosi siti web e su un ebook.
Avevano anche un caveau per la custodia del contante. Per ostacolare le indagini, gli indagati utilizzavano strumentazioni informatiche e telematiche per impedire le intercettazioni.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Napoli, hanno permesso di scoprire un sistema di riciclaggio che ha movimentato oltre 2,6 miliardi di euro tra il 2018 e il 2023.L’operazione ha portato all’arresto di 8 persone e al sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 25 milioni di euro.
Del giro d’affari da 2,6 miliardi di euro gestito dall’associazione a delinquere sgominata dalla Guardia di Finanza di Napoli, ben 1,5 miliardi sono riconducibili a clienti italiani: lo ha detto il colonnello Paolo Consiglio, comandante del Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Napoli.
“Il 51% degli oltre 6mila clienti – ha spiegato il comandante Consiglio – erano infatti italiani. La tipologia di clientela è variegata: ci sono pregiudicati, anche legati a criminalità organizzata, consulenti e professionisti, tutte persone – ha spiegato Consiglio – che avevano soldi da nascondere”.
Attraverso un istituto di moneta elettronica a Vilnius, un’organizzazione gestiva un’attività bancaria illecita che offriva servizi di riciclaggio a una vasta gamma di clienti, attirati da campagne di marketing spregiudicate sul web. Tra i clienti della centrale di riciclaggio, smantellata dalla Guardia di Finanza, si trovano membri di spicco del clan dei casalesi e dell’ ‘ndrangheta, oltre a professionisti come medici, veterinari e avvocati.
Tra i clienti c’era anche l’ex patron di Alma Spa, l’imprenditore napoletano Luigi Scavone, condannato per evasione fiscale. Gli investigatori hanno scoperto che Scavone stava cercando di nascondere la sua enorme ricchezza accumulata in frode allo Stato, accantonandola con meccanismi per renderla irreperibile.
Particolarmente interessante la riflesione del il procuratore di Napoli Nicola Gratteri: “Questa indagine particolarmente sofisticata non l’avremmo potuta fare se fosse stato in vigore il disegno di legge in discussione in questi giorni”.
Gratteri ha spiegato che determinante, infatti, è stata “la possibilità di sequestrare i telefoni e le reti utilizzate per gestire i rapporti”. Per il procuratore di Napoli se la possibilità di sequestrare i cellulari fosse stata di appannaggio dei giudici e non degli inquirenti, “questa indagine non si sarebbe potuta fare”.
Società fittizie intestate a prestanome
Conti correnti online
Carte di pagamento anonime
Raccolta, custodia e trasporto di denaro contante
L’organizzazione si avvaleva di una struttura ramificata in Italia e all’estero, con sedi occulte in Portici ed Ercolano, una forza lavoro specializzata e un caveau per la custodia del contante.
Per ostacolare le indagini, gli indagati utilizzavano strumentazioni informatiche e telematiche per impedire le intercettazioni.
L’operazione è stata condotta in collaborazione con le Autorità Giudiziarie della Lettonia e della Lituania, con la Procura della Repubblica di Lecce e con il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lecce.
15 immobili a Vilnius (di cui due appartamenti di lusso nel centro storico, due alberghi e un bar-ristorante)
4 immobili a Riga (di cui due appartamenti di lusso)
Una villa ad Ercolano con piscina e campo di calcio
Un immobile a Portici
Un immobile a Como
Uno yacht
In precedenza erano già stati sequestrati:
Oltre 700 mila euro in contanti
Criptovaluta per 1,3 milioni di euro
Beni di lusso (orologi e gioielli) per 330 mila euro
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