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Restituiti 200 reperti archeologici alla Torre di Pandolfo di Capodiferro a Sessa Aurunca

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I Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Monza hanno restituito oltre 200 reperti archeologici alla Torre di Pandolfo di Capodiferro a Sessa Aurunca (Caserta). I beni, provenienti dalla collezione Pietro Fedele e già conservati presso la Torre, erano stati depredati dalle truppe tedesche durante il Secondo Conflitto Mondiale.

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I reperti sono stati individuati dai Carabinieri del TPC nel corso di controlli su piattaforme di e-commerce e siti specializzati nella vendita di opere d’arte. In collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (SABAP) per le province di Caserta e Benevento e l’Istituto Centrale del Restauro, i Carabinieri hanno ricostruito la storia dei beni.

La Torre di Pandolfo di Capodiferro è una torre longobarda che nel 1943 fu bombardata e rasa al suolo dalle truppe tedesche. All’epoca, la torre ospitava un museo archeologico, il Museo della Civiltà Aurunca, fondato da Pietro Fedele.

Il museo custodiva numerosi reperti archeologici, numismatici e di altro tipo, tra cui il ritratto di Giulia Gonzaga di Jacopo del Conte, stampe antiche e una biblioteca di circa 8000 volumi.

Il bottino di guerra

Nell’autunno del 1943, le truppe tedesche depredarono il museo, selezionando accuratamente i beni più preziosi e raccogliendoli in numerose casse. Parte del materiale fu poi restituito agli eredi di Pietro Fedele tramite l’Archivio di Stato di Roma Sant’Ivo e Castel Sant’Angelo.

Le ricerche post-belliche

Al termine della guerra, i beni dispersi furono oggetto di una specifica indagine condotta dall’allora ministro plenipotenziario Rodolfo Siviero, a capo del Comitato per le restituzioni. Ad oggi, mancano all’appello ulteriori reperti archeologici, monete, medaglie e vario materiale riconducibile all’attività di Pietro Fedele.

La restituzione

La restituzione dei 200 reperti da parte dei Carabinieri TPC rappresenta un momento importante per la tutela del patrimonio culturale italiano. Questi beni, come recita l’articolo 2 del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, sono testimonianze avente valore di civiltà e la loro sottrazione dal contesto storico e dalle loro origini ne cancella l’eredità culturale.

La cerimonia di restituzione

I reperti saranno restituiti al Soprintendente della SABAP per le province di Caserta e Benevento durante una cerimonia ufficiale che si terrà il prossimo 10 febbraio presso le sale del Castello Ducale di Sessa Aurunca alla presenza delle Autorità locali.

@riproduzione riservata


Articolo pubblicato il giorno 10 Febbraio 2024 - 14:50

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