Il team guidato da Maurizio de Giovanni a lavoro per svelare il peso della comunicazione tra medico e paziente in oncologia
“Le parole sono un farmaco, lo diventano nel momento in cui creano un ponte tra il medico e il paziente. Lo sono perché, come i farmaci, comportano una reazione all’interno del corpo del paziente. È una reazione costruttiva, è un’alleanza tra il paziente e il medico, nella prospettiva della guarigione o del tentativo della guarigione. Quindi le parole sono un farmaco e oserei direi, anzi, che sono il principale farmaco. Perché io credo che sia provata l’esistenza dell’enorme importanza per il paziente nel processo di guarigione”.
Lo ha detto lo scrittore Maurizio de Giovanni, intervenuto ieri in videoconferenza al talk “I segreti delle parole”, ultima tappa degli eventi itineranti della campagna “Il senso delle parole – Un’altra comunicazione è possibile” promossa da Takeda Italia con il sostegno di AIL, AIPaSiM, Fondazione Paola Gonzato-Rete Sarcoma ETS, Salute Donna ODV e WALCE e il patrocinio di Fondazione AIOM, per migliorare la comunicazione tra oncologi, pazienti e caregiver a partire dalle parole che vengono utilizzate nella relazione di cura.
Al centro dell’indagine di ieri sei termini: diagnosi, prognosi, tumore, recidiva, metastasi e ricerca; approfonditi (assieme ad altri sette) nel Dizionario Emozionale – Atlante delle parole chiave in Oncologia, curato dal linguista Giuseppe Antonelli, che esplora le 13 parole più frequenti nella comunicazione tra medico, paziente e caregiver in ambito oncologico.
Un focus su quei vocaboli di natura medica che, secondo una stima del compianto linguista Luca Serianni, costituiscono il 5% di quelli presenti in un dizionario. Durante l’evento è stato possibile ascoltare due dei sei episodi della nuova edizione del podcast, che analizza la comunicazione tra medico, paziente e caregiver in sei specifiche patologie oncologiche, disponibile sul sito ilsensodelleparole.it.
Al talk show, oltre a Maurizio de Giovanni e al professor Giuseppe Antonelli (che ha spiegato come funzionano le parole e come a volte possono ostacolare la comprensione tra medico e paziente) hanno preso parte anche Cesare Gridelli (direttore dell’Onco-Ematologia al San Giuseppe Moscati di Avellino e segretario AIOT), Alessandro Morabito (direttore della struttura complessa di Oncologia Medica Toraco-Polmonare del Pascale), Giuseppe Toro (presidente nazionale AIL) e Maria Paola Tripodi (membro del consiglio direttivo AIPaSiM).
Proprio il dottor Toro ha sottolineato come “una migliore e più efficace comunicazione tra professionisti sanitari può avere un impatto assai positivo nel vissuto di pazienti e caregiver, dovuto all’empatia, al calore umano, al senso di comprensione e di accettazione che si creano, fino alla compliance delle cure. In ambito sanitario la capacità di comunicare, innata ma non sempre competente, può essere messa a dura prova a causa di numerosi ostacoli come, ad esempio, i tempi sempre più stringenti con cui i professionisti e gli operatori sono costretti a rapportarsi con pazienti e caregiver”.
Mentre, per Maria Paola Tripodi «l’iniziativa offre un contributo importante al problema della comunicazione tra medico e paziente e il terzo protagonista, il caregiver: quello di riuscire a creare un ponte tra i linguaggi.
Oltre a concentrarsi sull’uso appropriato delle parole, bisogna essere consapevoli che queste stesse richiedono prima di tutto l’instaurarsi di una relazione di fiducia che deve evolvere nel tempo, passando attraverso l’ascolto e la soddisfazione dei bisogni e delle aspettative dei pazienti». Il sito ilsensodelleparole.it ospita tutte le risorse narrative della campagna e il podcast analizza la comunicazione tra medico, paziente e caregiver in sei specifiche patologie oncologiche. Emozionanti i due dialoghi: “Cielo senza nuvole” e “La foresta”, interpretati dagli attori Alessandra Maffei e Ivan Giambirtone.
Il primo dialogo è quella tra Simona, paziente con un linfoma non Hodgkin, e suo marito, che discutono dell’imminente intervento della donna. L’altro, “La foresta”, è lo scambio intenso tra un paziente con un tumore al polmone e la sua psicoterapeuta.
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