Come nel brano “La Rabbia Non Ti Basta”, credere nei propri sogni può fare la differenza. Durante il Festival di Sanremo, la rapper e attivista LGBTQ+ BigMama ha portato il suo messaggio di uguaglianza, amore universale e di denuncia del bullismo e del body shaming nell’aula dell’Assemblea Generale dell’ONU.
Dall’Ariston al palco delle Nazioni Unite, dove ogni anno i leader mondiali si esprimono, Marianna Mannone, originaria di Avellino, ha tenuto un discorso in inglese di fronte a duemila studenti provenienti da tutto il mondo.
“Ho trascorso gran parte della mia vita credendo di essere completamente sbagliata. Il mio aspetto fisico ha condizionato il modo in cui gli altri mi giudicavano come ‘non abbastanza’, prima ancora di conoscermi veramente”, ha raccontato BigMama.
“Nell’immaginario comune, una persona sovrappeso è considerata pigra, svogliata, non intelligente, priva di voglia di migliorarsi. Per una persona come me, sognare sembrava inutile”, ha continuato la cantante, condividendo la sua esperienza con i giovani partecipanti al programma di formazione ‘Gcmun talks’ organizzato da United Network, un’organizzazione affiliata al Dipartimento di Comunicazioni Globali delle Nazioni Unite.
Emozionata e per la prima volta nella Grande Mela (dove era stata precedentemente vista su un maxischermo di Times Square in collaborazione con Spotify), BigMama ha preso la parola all’ONU dopo essere stata introdotta dall’architetto Mario Cucinella. Ha ripercorso le tappe della sua storia personale, proveniente da un piccolo paese con una mentalità limitata, dove ha dovuto affrontare anni di bullismo sia verbale che fisico.
“Avevo paura di parlare, così ho cercato di sopportare il dolore in silenzio. La mia prima reazione è stata la rabbia. A 13 anni ho scritto il mio primo brano, ‘Charlotte’, che parla di suicidio e autolesionismo, e per tre anni l’ho tenuto per me. BigMama è nata quando ho trovato il coraggio di condividerlo su YouTube”, ha raccontato.
Marianna compirà 24 anni il 10 marzo e pubblicherà un nuovo album intitolato “Sangue” in occasione della festa della donna. Ha spiegato che questo album sarà caratterizzato da parole meno aggressive, con l’obiettivo di raggiungere il maggior numero possibile di persone e raccontare ogni sfaccettatura della sua vita.
Ha parlato anche dell’esperienza a Milano, quando si sentiva particolarmente bella ma aveva ancora paura delle persone, e della sua battaglia contro il linfoma di Hodgkin, affrontato con 12 sessioni di chemioterapia proprio mentre stava per firmare il suo primo contratto discografico.
“È stato il periodo più buio della mia vita”, ha ammesso, “ma la musica mi ha davvero salvata. Sono guarita e quel periodo mi ha finalmente insegnato che merito di essere al primo posto. Che se non mi amo io stessa, nessun altro lo farà per me. Che se non mi salvo io stessa, nessun altro lo farà al mio posto. Come dice ‘La rabbia non ti basta’: credere nei propri sogni salva”.
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