Napoli. Il bilancio dei decessi nelle carceri italiane nei primi 25 giorni del 2024 è drammatico: 29 morti, di cui 11 suicidi.
L’ultimo caso è quello di un detenuto di 37 anni, trovato senza vita nella sua cella al carcere di San Macuto, in provincia di Ancona. L’uomo, di origini tunisine, era in carcere da circa un anno per spaccio. La causa della morte è ancora da accertare, ma si ipotizza un malore.
Solo ieri, invece, si è consumato l’ultimo suicidio a Rossano (Cosenza), dove un detenuto di 35 anni di origini egiziane si è impiccato usando probabilmente delle lenzuola come cappio.
Le due morti nelle ultime 24 ore arrivano nel giorno in cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto assoluto per un detenuto di essere ammesso a svolgere i colloqui con il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia.
La sentenza è stata accolta con soddisfazione da associazioni e attivisti che si occupano dei diritti dei detenuti. “La Corte Costituzionale ha finalmente riconosciuto il diritto all’affettività in carcere”, hanno esultato gli avvocati di Cammino. “Non si sollevino ora dubbi, non si trovino alibi organizzativi o pretesti della serie: come facciamo, non ci sono le strutture, non abbiamo gli spazi e il personale”, hanno chiesto invece i dirigenti di Nessuno tocchi Caino.
Critico invece il sindacato Uilpa, secondo cui la pronuncia “che apre ai colloqui affettivi, anche intimi, in carcere pone una serie di ulteriori problematiche logistiche, gestionali e operative alle gravissime esistenti ed è destinata ad aumentare considerevolmente il già insostenibile carico di lavoro per gli operatori, peraltro decimati negli organici con 18mila unità mancanti al solo Corpo di polizia penitenziaria”.
Nelle stesse ore della sentenza della Corte, intanto, alcuni manifesti che richiamano i necrologi sono apparsi a Napoli con l’obiettivo di “denunciare ciò che succede nel carcere di Poggioreale”, dove dall’inizio del 2024 si sono verificati 3 suicidi. L’azione è stata rivendicata dagli attivisti del centro sociale Ex Opg-Je so’ pazzo.
“Siamo solo al 26 di gennaio e sono già 11 i detenuti suicidatisi dall’inizio dell’anno. Ieri è successo a Rossano, l’altro ieri a Teramo e il giorno prima a Verona. Ormai non passa giorno che non sia funesto nelle carceri, in quella che è una vera e propria carneficina, mentre si aspetta solo di sapere dove sarà la prossima morte autoinflitta nella sostanziale indifferenza della politica maggioritaria” ha denunciato in una nota il segretario generale della Uilpa, Gennario De Fazio.
“Nei primi 25 giorni dell’anno ci sono stati 29 morti nelle carceri italiane di cui ben 11 per suicidio. Si tratta di numeri che proiettati nella società libera farebbero accapponare la pelle e urlare all’allarme, come se in una cittadina di 60mila abitanti si togliessero la vita 11 persone, una dopo l’altra, in sequenza. Una ecatombe drammatica – è l’allarme dell’associazione Antigone -, rispetto alla quale deve esservi l’obbligo morale e politico di intervenire”.
Le associazioni e gli attivisti chiedono interventi urgenti
Le associazioni e gli attivisti che si occupano dei diritti dei detenuti chiedono interventi urgenti per affrontare il drammatico problema dei suicidi nelle carceri italiane.
“È necessario intervenire subito per migliorare le condizioni di vita dei detenuti e prevenire questi tragici eventi”, ha dichiarato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “Le carceri italiane sono sovraffollate, degradate e prive di servizi adeguati. I detenuti sono spesso vittime di violenze e vessazioni da parte del personale. In queste condizioni è facile che si perda la speranza e si arrivi al suicidio”.
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