“Ora ti sparo una botta (un colpo) in fronte, non ho paura di nessuno e neanche di ucciderti”. Girava per i commercianti di Fuorigrotta armato e senza timore di essere intercettato dalle forze dell’ordine pur sapendo di essere sotto inchiesta Giuseppe Troncone figlio del boss Vitale.
Padre e figlio sono stati arrestati stamane dai carabinieri insieme con il cognato del boss Luigi Troncone e un affiliato di lunga data come Benito Divano. Il gruppo di camorra che controlla gli affari illeciti nella zona di Fuorigrotta nelle adiacenze dello stadio Diego Armando Maradona aveva imposto il pizzo di 500 euro per poter vendere i gadget del Napoli durante la festa Scudetto dello scorso maggio.
Ma non solo perché il gruppo aveva imposto anche per 6-7 mesi quantitativi di sigarette di contrabbando (150/200 stecche) da mettere in vendita sempre alle loro condizioni. E secondo quanto emerge dall’ordinanza cautelare notificata stamane ai quattro su disposizione della Dda di Napoli una coppia di ambulanti vessati non riusciva a vendere quanto richiesto.
E per questo che arrivarono le minacce di morte: “Qua stiamo noi e comandiamo noi, e ti devi fare quello che diciamo noi. Ti sparo una botta in fronte, non ho paura di nessuno e neanche di ucciderti. Devi dire a tua moglie che non deve intromettersi… non ho paura di uccidervi… per colpa tua mio figlio é armato e sta rischiano di essere arrestato”, sono state le minacce di Giuseppe e Vitale Troncone.
Poi ad incalzarli con le minacce armate è tornato il cognato Luigi Troncone: “…e ora perchè non mi hai dato tutti i soldi che devi darci, mi ha costretto a scendere anche domani che è domenica”. E così il giorno dopo, i soldi sono stati consegnati direttamente al boss Vitale Troncone. Le minacce di morte, anche rivolte al figlio della coppia di ambulanti di Fuorigrotta, sono quindi continuate anche dopo la denuncia alle forze dell’ordine.
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Articolo pubblicato il giorno 31 Gennaio 2024 - 15:26