“In pochi giorni, all’interno della Casa circondariale di Poggioreale, abbiamo registrato la tragica perdita di quattro vite, di cui tre risultano essere chiaramente casi di suicidio.
Al di là delle analisi, che trovano concordanza tra tutte le realtà operanti nel mondo carcerario, ritengo che sia ora necessario rivolgersi, innanzitutto, alla politica e all’intera comunità, intesa come società civile, per affrontare ciò che sta accadendo. Non possiamo limitarci a chiederci il motivo dell’accaduto, ma dobbiamo focalizzarci su cosa si può fare affinché simili tragedie non si ripetano mai più.
È auspicabile che aumentino le misure tipiche di una nazione civile, che non si limita a considerare la detenzione come l’unica pena, ma che cerca di valorizzare la persona anche durante la reclusione.
Parallelamente, è essenziale coinvolgere figure professionali e gruppi specializzati, affinché possano instaurare un legame di empatia con la popolazione carceraria e con tutti coloro che operano nel carcere. L’obiettivo è trasformare il dolore in una speranza di cambiamento, non solo per la propria condizione, ma anche per una società che promuova il desiderio di inclusione.
Purtroppo, molti detenuti vivono con la consapevolezza che la loro pena non termina mai, fintanto che vengono designati, etichettati e quindi respinti come ex carcerati. Aumentando le opportunità di riabilitazione, diminuirà il desiderio di mettere fine alla propria vita”. Queste riflessioni sono espresse da don Tonino Palmese, Garante dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale del Comune di Napoli.
Articolo pubblicato il giorno 23 Gennaio 2024 - 07:22