Nel cellulare di Raffaele Cinque: i nomi o il nome del killer. Gli uomini della squadra mobile di napoli che stanno indagando insieme con gli agenti del commissariato hanno analizzato le chat e i messaggi del 51enne ucciso la notte scorsa a San Pietro a Patierno.
Sono stati ascoltati anche i familiari della vittima che nel trambusto degli spari, della grida di Cinque potrebbero aver visto qualcosa e quindi la svolta nelle indagini potrebbe avvenire a breve. Una cosa è certa che sia stata una esecuzione in pieno stile Gomorra, con un movente ancora tutto da decifrare e una certezza: la vittima designata doveva morire ad ogni costo.
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Gli investigatori hanno ritrovato otto bossoli di una pistola calibro 7,65 ritrovati dentro l’appartamento.Quindi questo confermerebbe che a sparare sia stata una sola arma da fuoco ma gli investigatori diretti dal capo della Mobile, Alfredo Fabbrocino, non escludono che fossero 2 o più i le persone che sono entratri della casa di Raffaele Cinque in via dello Scirocco.
Nessun bossolo è stato trovato. lungo la strada ed è presto per dire se uno o più colpi possano aver raggiunto il corpo del 50enne con precedenti per furto, estorsione e tentato omicidio.
Saranno quindi le indagini a mettere a fuoco perché Raffaele Cinque sia stato ucciso. Gli investigatori hanno però già accertato che i killer sono entrati in casa facendosi aprire la porta, probabilmente perché conoscevano bene la vittima.
Gli hanno sparato e lo hanno inseguito anche quando Cinque, per tentare disperatamente di fuggire, è uscito sul balcone e si è lanciato nel vuoto dal secondo piano. E poi lo hanno finito sparandogli dall’alto. Secondo quanto emerso dai primi accertamenti della Squadra Mobile di Napoli, coordinata dal Alfredo Fabbrocini, la vittima ha tentato infatti la fuga buttandosi dal balcone che si trova al secondo piano dello stabile in cui abitava.
Il sicario – o i sicari – ha esploso almeno otto colpi di pistola calibro 7×65, gli ultimi due quando Cinque si era già buttato giù, secondo quanto emerso dai rilevi condotti dagli uomini della Polizia Scientifica.
L’uomo è ritenuto un criminale di piccolo taglio, orbitante comunque nell’ambiente del clan Contini, sodalizio di rango della federazione criminale chiamata Alleanza di Secondigliano: a suo carico ci sono precedenti per reati contro il patrimonio come furto, un “cavallo di ritorno” e altri precedenti della stessa caratura.
Gli investigatori stanno ora cercando di capire se sia possibile trarre elementi utili dalle immagini delle telecamere di sorveglianza della zona e analizzando il telefonino di Cinque tra messaggi e telefonate delle ultime ore che hanno preceduto la sua morte.
Gli inquirenti invece non danno eccessiva importanza alla sua presunta vicinanza al clan Contini, del quale non era ritenuto un elemento di rilievo. Né il suo nome viene accostato in qualche modo agli ultimi fatti di sangue in città che hanno coinvolto esponenti delle cosche del centro storico.
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