“Rimango convinto che tutto ciò che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto secondo le regole, secondo gli standard finanziari”. Lo ha detto l’ex presidente della Juventus Andrea Agnelli in una lunga intervista al Financial Times in cui ripercorre le vicende che lo hanno costretto a lasciare il suo incarico, dalla squalifica per il caso plusvalenze al caso Superlega.
Sempre a proposito del caso plusvalenze, Agnelli aggiunge: “Da quando il calcio si è trasformato da gioco in business non ha evoluto la sua governance per amministrare il business”. “È giusto dire che la maggior parte dei club perde soldi? Sì. Ma o siamo tutti incompetenti oppure il sistema ha qualche carenza”, sottolinea Agnelli che riavvolgendo il nastro non si dice affatto pentito di aver portato Ronaldo alla Juve.
“È stata una buona mossa. Datemi Ronaldo e fatemelo schierare senza pandemia, sarebbe stata un’altra storia”, insiste Agnelli. Inevitabile tornare poi sul progetto Superlega fallito in meno di 48 ore sotto la protesta di tifosi, esperti, giocatori e politici. Agnelli dice che è un “mistero” il motivo per cui i ribelli non abbiano resistito dopo aver firmato un contratto di 200 pagine per aderire.
“Non ho puntato una pistola alla testa di nessuno”, dice. “Hanno firmato tutti liberamente. Alcuni erano più coscienti. Ma hanno firmato tutti liberamente”, ribadisce. Dopo quella vicenda Agnelli è stato definito un bugiardo dal presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin e non solo. “Sono invidiosi”. Di cosa? “Non lo so. Il fatto che ho un obiettivo e cerco di raggiungerlo. Senza compromessi”, dichiara ancora l’ex presidente bianconero.
Alla domanda se esiste un modo per ricucire il rapporto con Ceferin, Agnelli dice: “La mia sensazione è che il tempo sarà galantuomo. E le cose probabilmente, si spera, prima o poi andranno bene. In caso contrario, ancora una volta, la mia coscienza è super pulita”. Nonostante Agnelli affermi che tra 50 e 60 club stanno discutendo sui nuovi piani per la Superlega, nessuno ha dichiarato pubblicamente il proprio interesse. Dei club originari solo Real Madrid e Barcellona restano impegnati.
Anche la Juventus, senza Agnelli alla guida, ha fatto marcia indietro. “Dateci tempo per lavorare”, dice. “Non è che le cose accadano come per magia”, aggiunge. “Dobbiamo trovare i club, perché se non abbiamo i club per partecipare alla competizione non possiamo raggiungere i consumatori”, conclude Agnelli.
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